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Questo articolo è stato pubblicato il 23 novembre 2013 alle ore 08:18.

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ROMA
«Complessivamente il risultato della riunione dell'Eurogruppo è del tutto positivo per l'Italia. Il nostro Paese ha passato un test importante, ed è stata riconosciuta l'importanza delle nuove misure prese in parallelo con la legge di bilancio, che nessuno ci ha chiesto di modificare». È molto soddisfatto il ministro dell'Economia Fabrizio Saccomanni al termine dell'Eurogruppo di Bruxelles che ha promosso la Legge di stabilità e le misure aggiuntive annunciate dal governo sul fronte privatizzazioni, spending review, quote di Bankitalia. «È un ulteriore test che abbiamo passato nell'ambito di queste procedure più severe di coordinamento delle politiche fiscali – spiega Saccomanni in conferenza stampa a Bruxelles –. Quanto alle misure aggiuntive, hanno pienamente capito che le abbiamo già pianificate e che non sono una cosa che abbiamo fatto perché ce l'hanno ordinata loro». Del resto, spiega Saccomanni, i rilievi si sono basati su una bozza presentata il 15 ottobre, che quindi non teneva conto di privatizzazioni, spending review, il progetto quote Bankitalia, che secondo il governo rispondono ed esauriscono le richieste Ue. Saccomanni si dice poi convinto che la ripresa è dietro l'angolo e che l'Italia la aggancerà a fine anno o inizio del prossimo: «L'unica cosa che ce lo può impedire è che ci sia incertezza politica permanente».
La soddisfazione del ministro dell'Economia è naturalmente condivisa dal premier Enrico Letta, che vede nel via libera di ieri una sorta di rivincita dopo le critiche alla Legge di stabilità del commissario Ue Olli Rehn dopo il varo in Consiglio dei ministri a metà ottobre, critiche che l'Italia ad avviso del premier non meritava. «I membri dei governi – si nota a Palazzo Chigi – si sono dimostrati molto meno notarili della Commissione». Compiti a casa fatti, dunque, ora si può lavorare alla riforma delle istituzioni europee e a una politica comune meno rigorista e più vicina alle esigenze dei cittadini. «L'Italia ha chiaramente fatto i compiti a casa, e adesso siamo pronti a presentare le nostre idee per l'Europa, perché pensiamo che l'Ue stia perdendo un mucchio di soldi per i ritardi sulle riforme delle sue istituzioni», dice Letta parlando in serata a Berlino a una cena organizzata dal quotidiano tedesco Süddeutsche Zeitung (si veda l'articolo sotto). Un'occasione per spiegare all'opinione pubblica tedesca «che non sono soltanto i tedeschi a salvare l'Europa e l'euro, ma che la salviamo tutti insieme e che c'è bisogno di un'Europa più solidale».
Già in mattinata, partecipando a Roma all'assemblea di Federcasse, Letta aveva lanciato l'allarme contro gli «Ayatollah del rigore». «Stiamo battagliando su due fronti – si era sfogato il premier –. Da una parte, sul fronte europeo, ci sono alcuni ayatollah del rigore, ma di troppo rigore si muore; dall'altra, sul fronte interno, molti pensano che basti fare spesa e deficit. Noi siamo in mezzo». In mezzo, ma senza nessuna voglia di restare stritolati. Una situazione in cui servono «spalle solide» per reggere due fronti opposti ed «alleati, sia dentro che fuori, in Europa». Sul fronte Ue il capo del governo sa di poter contare su diversi capitali, da Parigi a Madrid. Ma sa anche che Hollande difficilmente metterà in discussione l'asse franco-tedesco.
«Se si continua con tasse e tagli Grillo arriva al 51%», dice Letta riferendosi all'avanzata populista. Il premier è convinto che - se il governo riuscirà a superare indenne l'anno - nel 2014 il tema dominante sarà proprio l'Europa. Non solo per le urne che dovranno eleggere il nuovo Europarlamento, ma anche per il semestre italiano di presidenza dell'Ue. È probabile che Berlusconi si unisca a Grillo nel fronte dell'euroscetticismo: un'alleanza molto pericolosa che può essere sconfitta solo se l'Europa cambierà strada. Il 2014 deve dunque essere la «legislatura della crescita e non della sola austerità».
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Al tavolo dell'Eurogruppo
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SPENDING REVIEW
Nel mix di nuovi interventi che integrano la manovra consentendo di garantire il rispetto del target su debito e deficit, presentato dal ministro dell'Economia all'Eurogruppo, c'è la spending review da 32 miliardi in tre anni (2014-2016) definita lunedì dal commissario Carlo Cottarelli. E che dovrebbe consentire di anticipare almeno 1,5 miliardi già il prossimo anno. Un'operazione da 2 punti percentuali di Pil
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DISMISSIONI
L'altra carta giocata da Saccomanni a Bruxelles è la prima tranche di privatizzazioni da 10-12 miliardi che giovedì ha ottenuto il via libera del Consiglio dei ministri. Un piano che sosterrà il percorso di riduzione del debito e che prevede la cessione di partecipazioni dello Stato in otto società di cui quattro controllate da Cdp. Tra queste Eni (incasso stimato 2 miliardi) e Sace (5miliardi)
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LEGGE DI STABILITÀ
La strategia di via XX settembre si articola su un doppio binario: nessuno stravolgimento della manovra, con la promessa che le modifiche in via di definizione alla legge di stabilità non altereranno in alcunmodo i saldi e gli equilibri di finanza pubblica. E quella che si potrebbe definire «l'istruttoria in progress», relativamente ai nuovi dossier in via di perfezionamento

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