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Questo articolo è stato pubblicato il 24 novembre 2013 alle ore 08:44.

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BRUXELLES. Dal nostro corrispondente
La Commissione dovrebbe presentare domani nuove proposte legislative nel tentativo di arginare l'evasione fiscale, un fenomeno contro il quale i Paesi europei hanno atteggiamenti ambigui. Lo criticano quando è a loro danno, ma spesso ne approfittano adattando la loro legislazione pur di attirare investimenti. La nuova iniziativa di Bruxelles intende così mettere mano alle scappatoie che spesso consentono alle imprese di evadere le tasse spostando denaro tra filiali e casa madre.
Il commissario al Fisco, il lituano Algirdas Semeta, dovrebbe proporre di modificare una direttiva del 1996 che legifera nel campo dei rapporti tra diverse entità internazionali di una stessa società. In origine, il testo era stato voluto per evitare la doppia tassazione degli stessi profitti di una azienda. Tuttavia, molte imprese hanno approfittato delle differenti legislazioni a livello nazionale per evitare l'imposizione tout court, grazie a legittime scappatoie.
Prima di tutto, la proposta vuole imporre ai 28 paesi dell'Unione di adottare le stesse regole contro l'abuso fiscale da parte delle società. L'obiettivo è che l'imposizione avvenga sulla base di una «reale sostanza economica». In secondo luogo, l'iniziativa legislativa vuole mettere un termine alle operazioni di trasferimento dei profitti attraverso forme di prestiti ibridi, che in ultima analisi consentono alla società di evitare l'imposizione sia nel paese della casa madre, sia nel paese della filiale.
Oggi la direttiva consente alla casa madre di ricevere una esenzione fiscale sui profitti generati dalla filiale e teoricamente tassati dal Paese ospitante. Tuttavia, in alcuni casi, i Paesi consentono alle imprese di considerare gli stessi dividendi dei debiti fiscalmente deducibili (o prestiti ibridi). Il risultato è che il denaro non viene tassato né in uno stato, né nell'altro. Per evitare piani fiscali aggressivi da parte delle imprese, la proposta prevede che quando i prestiti ibridi sono esentasse nel Paese della filiale devono essere tassati nel Paese della casa madre.
L'obiettivo della Commissione è che la modifica alla direttiva del 1996 venga approvata dai Paesi entro fine 2014. Il tema fiscale richiede l'unanimità degli Stati, tanto che spesso le iniziative comunitarie si arenano. Spiegava nei giorni scorsi un esponente comunitario: «Non è una delle nostre proposte più controverse. Nessun Paese è un vero perdente perché grazie alla proposta qualcuno riuscirà a recuperare gettito che oggi viene totalmente perso. Nessun governo ha fatto obiezioni».
L'iniziativa è un nuovo tentativo dell'Unione di agire contro l'evasione fiscale in un momento di gravi ristrettezze di bilancio in molti Paesi. L'impegno ha preso nuovo vigore dopo l'emergere di situazioni a dir poco curiose. Alcune grandi multinazionali possono ridurre grandemente l'onere fiscale spostando i profitti da un paese all'altro dell'Unione e scegliendo la sede della casa madre in quegli stati – come l'Olanda o l'Irlanda – particolarmente generosi.
Secondo un rapporto dell'Istituto per il Commercio estero pubblicato in luglio, sono oltre ottomila le imprese italiane con partecipazioni all'estero. Il fatturato generato dalle 27.500 filiali estere delle multinazionali italiane è stato stimato per il 2012 a circa 600 miliardi di euro. «Nel 2012 poco meno dei quattro quinti degli addetti e quasi i nove decimi del fatturato delle partecipate italiane all'estero facevano riferimento a case-madri con più di 250 addetti».
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