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Il mondo produttivo e la legge di stabilità

LE DUE DOMANDE AI PROTAGONISTI

1. Siamo alla vigilia della presentazione del maxi-emendamento alla legge di stabilità. Le parti sociali sono soddisfatte del rapporto con il governo?

2. Entrando nel merito, la legge di stabilità è stata presentata in parlamento in un modo e appare destinata ad uscirne in un altro. Qual è il cambiamento che ritenete più urgente per superare l'impasse, favorire la crescita e rilanciare l' economia?

3. CONFCOMMERCIO / Sangalli: pressione insostenibile tagliare la spesa improduttiva

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1. Il governo Letta si era presentato con piglio innovatore e dialogante, mettendo al centro del suo programma il ruolo delle Pmi, dell'economia reale e del terziario e soprattutto con l'intenzione di avviare quella stagione di riforme economiche e sociali di cui il paese ha estremamente bisogno. Purtroppo nel tempo il passo si è rallentato, la prudenza e l'attendismo hanno prevalso e, cosa ben più grave, si è rinunciato a quel dialogo costante e prezioso con le parti sociali che in un periodo di profonda recessione è indispensabile per mantenere la coesione sociale. Ma soprattutto lamentiamo che il governo abbia rinunciato a quella operazione di sottrazione, meno tasse e meno spesa pubblica che è la precondizione per far ripartire questo paese fermo da troppo tempo. Anzi, la legge di stabilità introduce un aumento delle tasse strisciante che potrebbe essere il colpo mortale per imprese e famiglie.

2. Le tasse rimarranno inchiodate fino al 2016 al 44%, è evidente che questo livello di pressione fiscale è incompatibile con qualsiasi realistica prospettiva di ripresa. Il reddito disponibile reale pro capite è tornato ai livelli del 1986. Quindi si accentua il problema strutturale della nostra economia che è quello della debolezza della domanda interna che per consumi e investimenti vale l' 80% del pil. La strada quindi per ridare fiducia e slancio al sistema produttivo nel suo insieme è quella di tagliare la spesa pubblica improduttiva, lavorando soprattutto su quei 100 miliardi ritenuti aggredibili rispetto agli oltre 800 complessivi, e quindi avere le risorse necessarie per ridurre le tasse. Chiediamo dunque un percorso certo, graduale, attraverso una legge, che automaticamente destini ogni euro risparmiato tagliando la spesa pubblica e recuperato dalla lotta all'evasione alla riduzione delle tasse su imprese e famiglie che sono stremate da una crisi che sembra non finire mai, naturalmente nel rispetto dei conti pubblici. Se non ci sarà un cambiamento sostanziale della legge di stabilità il 2014 sarà l'anno che correrà sui binari del lento e inesorabile declino anziché correre su quelli dell'alta velocità. Il governo dunque cambi passo perché ora è chiamato a fare presto e bene per evitare che la crisi economica si trasformi in crisi sociale.

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