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Questo articolo è stato pubblicato il 24 novembre 2013 alle ore 08:52.

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Il 13 marzo di quest'anno, in seguito all'abdicazione di Benedetto XVI, papa Francesco è diventato il duecentosessantaseiesimo successore di Pietro, il pastore di oltre un miliardo di cattolici in ogni angolo del mondo. La televisione ha diffuso ovunque le immagini dell'ingresso processionale dei cardinali nella cappella Sistina, la chiusura delle sue porte con la formula dell'Extra omnes, il fumo delle schede elettorali bruciate dopo lo scrutinio che si innalza sui tetti vaticani, l'apparizione del nuovo pontefice al balcone di San Pietro con la veste bianca, la stola e l'anulus piscatoris al dito, e infine i solenni riti dell'incoronazione al canto dei Te Deum e del Tu es Petrus. Molto più è stato nascosto allo sguardo pubblico: preghiere e omelie pronunciate nel sacro collegio, discorsi e forse trattative, votazioni, l'abbassarsi dei baldacchini cardinalizi tranne quello dell'eletto, lo sfilare dei porporati a pronunciare l'obbedienza con il bacio del piede e della mano, l'imposizione del nuovo nome, la vestizione eccetera. Riti antichi che condensano in momenti cruciali della storia della Chiesa un'investitura di potere e di sacralità senza uguali, trasformando un uomo comune nel vicario di Cristo in terra, cui ci si rivolge con l'appellativo di Santità, servo dei servi di Dio ma infallibile quando parla ex cathedra Petri. E con essi formule, parole e simboli antichi: la croce papale, la mitra, la tiara (abolita da Paolo VI) le cui tre corone designavano il pontefice come padre dei principi e dei re, rettore del mondo e vicario di Cristo, il pallio di bianca lana d'agnello con le tre spille d'oro e le sei croci nere a ricordare le piaghe di Gesù. Riti e simboli ormai oscuri agli occhi dei più, ma perciò stessi dotati di fascino, allusivi a un passato millenario, densi di storia, carichi di significato.
Ed è appunto la storia dei conclavi che questo libro affascinante ricostruisce per l'età moderna, dal Quattro all'Ottocento, mentre a uno studioso della statura di Agostino Paravicini Bagliani è stato affidato il volume sul Medioevo. Una storia che Maria Antonietta Visceglia ricostruisce con grande dovizia di fonti e finezza di analisi, seguendo passo passo i fatti che ogni volta accompagnano una successione papale. Lungi dal limitarsi alla decrittazione di riti e simboli, infatti, la ricerca si snoda su un arco di eventi talora brevissimo, ma talaltra capace di trascinare per mesi quella situazione di incertezza, di sospensione, di assenza che prende il nome di sede vacante e disloca un intreccio sempre complesso di schieramenti politici, orientamenti religiosi, poteri curiali, interessi familiari, pressioni di potenze straniere, nonché – fino al 1870 – il governo della città di Roma. Ed ecco voci e pettegolezzi sulle malattie dei pontefici, quasi sempre persone anziane, accompagnati da profezie, pronostici, oroscopi e talora sospetti di avvelenamento, e poi autopsie, imbalsamazioni, riti di sepoltura, nella cornice di quella difficile rappresentazione – reale e simbolica – della dissociazione tra le misere spoglie mortali del Papa e la sua investitura sacrale, mentre quel vuoto di potere autorizza violenze e saccheggi – ancora una volta reali e simbolici – nei palazzi cardinalizi e nello stesso conclave, con i parenti del defunto talora impegnati a trafugare oggetti dagli appartamenti privati o a far man bassa nelle casse di santa romana Chiesa. E poi le solenni esequie, le traslazioni delle salme in alcune chiese romane o anche al di fuori della città eterna, i precordi talora tumulati altrove, e finalmente l'apertura del conclave al canto del Veni creator spiritus, con la durezza materiale della vita nelle anguste celle costruite in fretta e furia nella Sistina, in condizione igieniche rese ben presto insopportabili dai fetori del cibo e delle latrine in un piccolo ambiente sovraffollato dalla presenza dei cardinali e dei loro conclavisti, servitori e consiglieri. Tra di essi si annidano anche spie degli ambasciatori che ronzano attorno alle porte del conclave, dal quale filtrano notizie e sul quale si esercitano pressioni e interferenze.
È in questa cornice che si svolgono trattative e talora scontri, si intrecciano i giochi delle fazioni, si cercano le indispensabili alleanze: i filoimperiali o filospagnoli contro i filofrancesi, i porporati designati dall'ultimo pontefice (in genere la pattuglia più numerosa, guidata dall'ultimo cardinal nipote) contro le "creature" dei pontefici precedenti, i giovani contro i vecchi, gli italiani contro i forestieri, i riformatori contro gli inquisitori, lo squadrone volante degli "ecclesiastici" contro i più accaniti curiali schierati a difesa delle vecchie logiche politiche. E infine l'elezione con i suoi riti inaugurali, la consacrazione in San Pietro e l'incoronazione, la presa di possesso del Laterano (sede del Papa in quanto vescovo di Roma), dove fino ai primi del Cinquecento il neoletto pontefice doveva sedersi per qualche istante su una sedia stercoraria dell'antico palazzo imperiale che gli ricordasse la sua misera corporalità, e poi su un'altra dove – a esorcizzare il rischio che a essere eletto Papa fosse una donna travestita (il mito della papessa Giovanna) – un diacono verificava la sua virilità al grido di pontificalia habet, e infine la processione per Roma fino al Campidoglio per proclamare il nuovo sovrano della città, che prevedeva anche le dovute felicitazioni della comunità ebraica.

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