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Questo articolo è stato pubblicato il 26 novembre 2013 alle ore 16:24.
L'ultima modifica è del 26 novembre 2013 alle ore 16:40.

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Da sinistra, il primo ministro cinese Li Keqiang con le sue controparti lituana, Algirdas Butkevicius, e rumena, Victor Ponta (Afp)Da sinistra, il primo ministro cinese Li Keqiang con le sue controparti lituana, Algirdas Butkevicius, e rumena, Victor Ponta (Afp)

Dopo l'Africa , l'Europa dell'Est. Prosegue la marcia di Pechino per rafforzare la cooperazione economica (e l'influenza) cinese nei paesi dell'Europa orientale.
Il primo ministro della Repubblica popolare Li Keqiang s'è impegnato a rafforzare decisamente gli scambi con i leader di 16 Paesi nel terzo vertice Cina-Europa centrorientale. Li ha incontrato i leader dei paesi Ue e non Ue della regione - Albania, Bosnia Erzegovina, Croazia, Repubblica ceca, Estonia, Ungheria, Lettonia, Lituania, Macedonia, Montenegro, Polonia, Romania, Serbia, Slovacchia e Slovenia - e ha pronunciato quelle parole, che in un periodo di pesante crisi, quei capi politici volevano sentirsi dire. E, con lui, ha portato una delegazione di un migliaio di imprenditori cinesi. «La Cina punta a progetti di cooperazione nelle infrastrutture, nelle comunicazioni, nel nucleare, o ancora linee ferroviarie ad alta velocità, che genereranno investimenti massicci e un aumento degli scambi commerciali», ha affermato il capo del governo di Pechino. Una ricetta che ha già ben funzionato in Africa, dove la Cina è riuscita a rafforzare il suo grip come soft-power tanto da preoccupare le vecchie potenze coloniali. Ma in Europa la posta in ballo è ben maggiore, visto che l'Europa centro-orientale è il cortile della ben più ricca Vecchia Europa.

L'occhio vigile di Bruxelles

Un attivismo, quello cinese, che ha provocato qualche mal di pancia a Bruxelles. I paesi dell'Est sono stati ammoniti di non debordare dalla cornice delle regole Ue nei propri rapporti economici con Pechino. Li, ha cercato di rassicurare: «Noi siamo pronti a discutere dei modi per finanziare questi progetti, nel quadro di linee di credito tracciato dalle regole dell'Ue». In realtà il vertice in corso non è un'assoluta novità. Il primo summit Cina-Europa centrorientale si è tenuto a Budapest nel 2011, il secondo a Varsavia lo scorso anno. Occasione per annunciare la disponibilità di Pechino ad attivare linee di credito per circa 10 miliardi di dollari e disposizione deli paesi della regione. Questo impegno, finora, è rimasto sostanzialmente sulla carta. Uno degli obiettivi di questo ricco tour di Li Keqiang (è arrivato nella regione ieri, ripartirà il 29 novembre) è quello di rilanciare quello schema. La Cina risponde chiaramente a una necessità dei paesi della regione, specialmente in una fase in cui l'Ue mostra più la faccia dura dell'austerità. «Attualmente i paesi dell'Europa centrale e orientale hanno urgentemente bisogno di espandere i loro investimenti, promuovere la crescita economica, e la Cina ha attrattive in termini di capitali e di tecnologia. Questo è diventato un vettore per la cooperazione bilaterale», ha spiegato il vicepresidente dell'Istituto cinese per gli studi internazionali Ruan Rongze. D'altronde anche le compagnie cinesi, ha spiegato l'analista di Pechino, hanno tutto l'interesse a cogliere le opportunità commerciali e d'investimento nella regione che può fare da porta d'accesso ai ricchi mercati dell'Europa occidentale.

Accordi firmati su agricoltura, eolico, nucleare

Già nei primi giorni di questo tour di Li, sono stati firmati numerosi accordi bilaterali. Bucarest e Pechino ne hanno firmato ben 13 nei settori del nucleare, dell'energia convenzionale ed eolica, dell'agricoltura. In particolare ce n'è uno che permetterà alla compagnia nucleare cinese Cgn di avere un ruolo nella costruzione di due nuovi reattori nell'unica centrale nucleare del paese. Inoltre due compagnie cinesi - Baota Petrolchimical e Junlun Petroleum - hanno firmato una lettera d'intenti per il salvataggio del gruppo chimico pubblico Oltchim, sull'orlo del fallimento dopo un tentativo fallito di privatizzazione. Inoltre, con la Serbia e l'Ungheria, la Cina ha annunciato un accordo per la modernizzazione della linea ferroviaria tra Belgrado e Budapest. Si tratta di accordi dal valore di miliardi di dollari. Gli scambi commerciali tra la Repubblica popolare e i paesi della regione, d'altronde, hanno registrato nell'ultimo decennio un vero e proprio boom. Nel 2000 erano di appena 2,2 miliardi di euro, mentre nel 2010 avevano raggiunto i 30,2 miliardi di euro. La bilancia dei pagamenti, ovviamente, pende a favore di Pechino.

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