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Questo articolo è stato pubblicato il 27 novembre 2013 alle ore 14:52.
L'ultima modifica è del 27 novembre 2013 alle ore 14:53.

Archiviata con una nuova maggioranza la prima lettura della legge di Stabilità, il primo spunto polemico che vede fronteggiarsi Forza Italia con gli ex alleati delle "larghe intese" riguarda i nuovi senatori a vita, scelti appena poche settimane fa dal Quirinale e in pratica al debutto oggi in Aula al Senato, chiamato a decidere la decadenza dell'ex premier Silvio Berlusconi. Una scelta che non è piaciuta ai "lealisti" del centrodestra, pronti ad accusare Elena Cattaneo, Carlo Rubbia e Renzo Piano di «opportunismo» (Sandro Bondi) e di «non rendere onore» al proprio ruolo (Maurizio Gasparri), costringendo il Pd a schierarsi in difesa dei nuovi colleghi. Il capogruppo Luigi Zanda attacca a sua volta «l'atteggiamento intimidatorio» di Forza Italia e ricorda che «La Costituzione stabilisce che al momento della loro nomina i senatori a vita sono senatori a tutti gli effetti».
Lega perplessa: peccato non averli mai visti prima
La presenza in Aula dei neo senatori a vita (assente però Claudio Abbado, "giustificato" per motivi di salute), tutti con pochissime votazioni alle spalle dal momento della nomina da parte del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, nel marzo scorso (Piano, in particolare, non ha mai votato) viene registrata con perplessità anche nella fila della Lega Nord. In un post su Facebook il senatore Stefano Candiani rileva che «Qui a Palazzo Madama non si era mai vista questa calca tra i banchi dei senatori a vita. Siamo molto contenti di assistere a questo "pienone". Peccato non li avessimo mai visti prima ad esempio per le votazioni su cultura, scienze, turismo, scuola o economia. Cattaneo, Piano, Monti, Rubbia: alchimia, compasso, denaro e infinito uniti assieme..».
Fi all'attacco, la sinistra difende i nuovi arrivati
A dare il via alle polemiche è però Sandro Bondi, che dopo aver assistito al voto dei senatori a vita sulle questioni pregiudiziali e sospensive sulla decadenza di Silvio Berlusconi dà fuoco alle polveri definendo «inaccettabile» il loro contributo al respingimento dei documenti presentati dal gruppo Fi, mentre il vicepresidente del Senato Maurizio Gasparri rincara la dose sottolineando come si sia senatori a vita «tutti i giorni, e non solo per partecipare a questa gogna», attaccando in particolare Renzo Piano, colpevole di «un comportamento discutibile» in quanto «recordman di assenteismo». Nel suo intervento, il capogruppo dei democratici Zanda replica respingendo le parole «assolutamente inaccettabili» di Bondi, difendendo la possibilità per i senatori a vita di «esercitare la loro funzione liberi e con la loro coscienza». Anche Loredana De Petris (Sel) ammonisce Forza Italia ormai sulle barricate a «non fare intimidazioni» verso i senatori a vita.
Grasso chiude la bagarre leggendo il Regolamento
A chiudere la bagarre ci pensa il presidente di palazzo Madama, Pietro Grasso, che stoppa il dibattito leggendo l'articolo 1 del regolamento del Senato: «I senatori acquistano le prerogative della carica e tutti i diritti inerenti alle loro funzioni, per il solo fatto della elezione o della nomina, dal momento della proclamazione se eletti, o dalla comunicazione della nomina se nominati. I senatori hanno il dovere di partecipare alle sedute dell'assemblea e ai lavori delle commissioni». E conclude: «questo può bastare».
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