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Questo articolo è stato pubblicato il 28 novembre 2013 alle ore 06:43.

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di Beda Romano
BRUXELLES. Dal nostro corrispondente
Il vertice europeo di due giorni che si terrà oggi e domani a Vilnius non dovrà solo rilanciare il ruolo dell'Unione nella regione, a dispetto della clamorosa e imbarazzante decisione dell'Ucraina di non firmare un accordo di associazione con Bruxelles. Soprattutto i Ventotto saranno chiamati a risolvere, o meglio a nascondere, le profonde divisioni che la crisi ucraina ha provocato nel rapporto con la Russia. Il confronto Sud-Nord tanto acceso sulla crisi debitoria ha lasciato spazio questa volta a un diverbio Est-Ovest.
Ancora una volta, la politica estera è fonte di divisioni nell'Unione. Qualche mese fa a dividere i Ventotto era stata la decisione sul se e sul come armare i ribelli al regime siriano di Bashar el-Assad. In precedenza, l'intervento francese nel Mali aveva provocato non pochi dubbi. Nel 2011, era stato l'attacco alla Libia, voluto dalla Francia e dagli Stati Uniti, ad essere criticato dalla Germania. Oggi è la relazione con la Russia ad essere fonte di nervosismo dopo che Mosca è riuscita a convincere l'Ucraina a non firmare un accordo di associazione con la Ue e a privilegiare per ora i rapporti con il vicino orientale.
Una dichiarazione comune dei Ventotto che verrà resa pubblica domani è stata oggetto di accesi negoziati diplomatici. «Il governo polacco ha chiesto un comunicato molto chiaro nei confronti della Russia e dei Paesi della regione - ha spiegato un diplomatico -. Ha ricevuto l'appoggio dei suoi vicini: gli stati baltici, l'Ungheria, la Slovacchia. Ma hanno dovuto cercare un compromesso con gli altri Paesi, in particolare la Germania, la Francia, la Spagna, l'Italia e il Regno Unito, contrari a una critica troppo dura di Mosca».
Un negoziatore ha definito il testo «arzigogolato». E ha aggiunto: «È infarcito di strane formule che richiederanno un esegeta per capire cosa c'è dietro». Come spesso capita in questi casi, i Ventotto si sono concentrati su verbi, parole ed espressioni. Tra le altre cose, nel riferirsi ai Paesi della regione che ambiscono ad avere un rapporto privilegiato con l'Unione, le delegazioni nazionali hanno discusso se usare i termini partner states o partner countries, Stati partner o Paesi partner. La scelta, volta per volta, non è stata considerata banale.
La prima espressione ricorda Stati membri (dell'Unione), e potrebbe quindi essere letta come una porta aperta a questi Paesi. La seconda espressione è simile a quella di Paesi terzi, un termine utilizzato per gli Stati che non hanno rapporti privilegiati con l'Unione. Piccoli dettagli, ma che hanno tenuto occupati molti diplomatici in un contesto di evidente nervosismo nella regione. Preoccupato dall'influenza crescente di Mosca, il ministro degli Esteri polacco Radek Sikorski ha accusato la Russia di usare «i mezzi dell'Ottocento nel suo rapporto con i vicini».
Dietro alle divisioni ci sono relazioni economiche e motivi storici. Memori del dominio sovietico, i paesi dell'Est vivono con angoscia il tentativo russo di difendere la sua tradizionale zona d'influenza e vogliono che l'Unione rintuzzi Mosca. Qualche giorno fa, un giornale russo definiva il vertice di Vilnius «una Stalingrado geopolitica». Nel frattempo, la Russia è un grande fornitore di materie prime all'Europa Occidentale, da maneggiare con cura agli occhi tedeschi o italiani. Nel 2012, l'Unione ha importato merce russa per 213 miliardi di euro.
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