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Questo articolo è stato pubblicato il 28 novembre 2013 alle ore 06:45.

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Svalutazione delle immobilizzazioni per perdite durevoli di valore modulata in base alle dimensioni dell'impresa. È la proposta dell'Organismo italiano di contabilità (Oic) contenuta nel principio contabile Oic 9 diffuso nella veste di bozza per la consultazione sino al 28 febbraio 2014.
Se il valore recuperabile di un'immobilizzazione è inferiore al suo valore netto contabile, l'immobilizzazione si iscrive in bilancio a questo minor valore: la differenza è imputata nel conto economico come perdita durevole di valore. Il valore recuperabile di un'attività è il maggiore tra il suo valore d'uso e il suo valore equo (fair value): il primo è il valore dei flussi di cassa attesi dall'attività, il secondo è l'ammontare ottenibile dalla vendita della stessa. Il valore equo è dato dal prezzo pattuito in un accordo vincolante di vendita stabilito in una libera transazione o dal prezzo in un mercato attivo: se questi mancano si deve far riferimento alle migliori informazioni disponibili alla data di riferimento del bilancio, tenendo conto anche di recenti transazioni per attività similari all'interno del medesimo settore industriale. In molti casi, il valore recuperabile di un'attività è il valore d'uso, pertanto, il confronto per determinare il valore recuperabile sarà operato tra questo e il valore residuo in bilancio: se il valore d'uso è inferiore si pone il problema della svalutazione.
Le società di minori dimensione potranno evitare il sostenimento di oneri sproporzionati che deriverebbero dalla determinazione dei flussi di cassa attualizzati. Sono le imprese che, per due esercizi consecutivi, non superano due dei seguenti limiti: numero medio dei dipendenti durante l'esercizio 250, attivo 20 milioni di euro e ricavi 40 milioni di euro. Per queste imprese il principio semplifica la situazione attuale, contenuta nell'Oic 16, che prevede l'attualizzazione dei flussi di cassa. La differenza tra modello di riferimento e quello semplificato sta nel concetto di valore d'uso che, nel primo caso, è determinato tramite l'attualizzazione dei flussi di cassa attesi dall'utilizzo dell'immobilizzazione, mentre nel secondo caso è costituito dalla capacità di ammortamento pari alla differenza tra ricavi e costi non attualizzati derivanti dall'utilizzo dell'immobilizzazione.
Imprese maggiori
Queste imprese, se non possono stimare il valore della singola immobilizzazione, determinano il valore recuperabile dell'unità generatrice di flussi di cassa (Ugc) alla quale l'immobilizzazione appartiene: situazione che si verifica quando le singole immobilizzazioni non generano flussi di cassa in via autonoma rispetto agli altri cespiti. Il principio elenca una serie di indicatori utili per stabilire la presenza di perdite durevoli di valore: per esempio, diminuzione del valore di mercato, obsolescenza o deterioramento fisico dell'immobilizzazione, ristrutturazione o andamenti economici negativi dell'impresa. La determinazione del valore d'uso comporta la stima dei flussi futuri in entrata e uscita che deriveranno dall'uso continuativo dell'attività e dalla sua dismissione e l'applicazione, a tali flussi, del tasso di attualizzazione appropriato.

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