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Questo articolo è stato pubblicato il 28 novembre 2013 alle ore 17:23.

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La decisione di far pagare ai contribuenti il 50% dell'aumento delle aliquote Imu sulle prime case decise dai comuni nel 2013 porterebbe una mini stangata di 42 euro medi per i residenti nei comuni che quest'anno hanno deciso aumenti di aliquote. È quanto sottolinea uno studio della Uil. «A oggi - spiega il segretario confederale Guglielmo Loy - anche se c'è ancora tempo (la scadenza per l'approvazione dei bilanci comunali è al 30 novembre), sono 873 i comuni che hanno deliberato aumenti di aliquote dell'Imu sulla prima casa e tra essi undici città capoluogo».

A Milano la spesa media maggiore: 73 euro
Nello specifico a Milano l'aliquota è passata dal 4 al 6 per mille; a Bologna dal 4 al 5 per mille; a Napoli dal 5 al 6 per mille; a Genova dal 5 al 5,8 per mille; ad Ancona dal 5,5 al 6 per mille; a Benevento dal 5 al 6 per mille; a Verona si passa dal 4 al 5 per mille; a Frosinone, Caltanissetta, Cosenza e Vibo Valentia passa dal 4 al 6 per mille. «Diversamente dalle aspettative - dice Loy - non c'è la propagandata esenzione totale». Secondo i calcoli del servizio politiche territoriali della Uil, il conto a Milano è di 73 euro (nel 2012, però, si sono pagati 292 euro medi); a Bologna di 40 euro medi (321 euro nel 2012); a Napoli di 38 euro medi (379 euro nel 2012); a Genova di 31 euro medi (72 euro nel 2012); ad Ancona di 21 euro medi (341 euro nel 2012) ; a Verona di 31 euro medi (281 euro nel 2012). Dunque si avrà un risparmio rispetto al 2012, ma la tassa sulla casa si pagherà comunque. In totale, a oggi si tratta di 3,4 milioni di prime case che si aggiungono ai 44.785 possessori di una prima casa di lusso, che verseranno il saldo il 16 dicembre.

Ingorgo fiscale alle porte
Tra saldo Imu e Tares e acconto Iuc, tra il 16 dicembre e il 16 gennaio si profila un vero e proprio ingorgo fiscale per le tasse sulla casa. Questo incrocio fiscale, insieme con gli aumenti delle addizionali Irpef, rischia di contrarre ancora di più i consumi interni e quindi la ripresa economica e occupazionale. «Sul fisco locale - conclude Loy - servono certezze perché con cambi di nome, di regole di scadenze, oltre che ad aumentare il peso fiscale, si disorientano i contribuenti»

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