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Questo articolo è stato pubblicato il 29 novembre 2013 alle ore 21:33.

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La comunità scientifica italiana affila le armi contro il dlgs di recepimento della direttiva Ue sulla sperimentazione animale (2010/63/UE) - che ha introdotto emendamenti restrittivi rispetto alla normativa comunitaria - e prepara un ricorso alla Corte di Giustizia europea, che scatterà non appena il provvedimento sarà approvato definitivamente e pubblicato in Gazzetta ufficiale. Lo ha annunciato Silvio Garattini, Istituto di ricerche farmacologiche Mario Negri, Milano, nel corso del convegno «Spera - sperimentare per curare, animali modello e progresso nella ricerca biomedica», in corso al Cnr di Roma.

I punti sui quali l'Italia ha introdotto maglie più strette
Il divieto di fare ricerca sulle sostanze d'abuso e sugli xenotrapianti, il divieto di allevare cani, gatti e primati non umani a fini scientifici (pur mantenendo la possibilità di utilizzarli con la conseguente necessità di importarli), il divieto di utilizzare animali nei corsi universitari delle facoltà scientifiche legate alla ricerca biomedica ad esclusione della facoltà di Medicina veterinaria.
Sui primi due punti il Dlgs introduce una moratoria di tre anni, che darà la possibilità ai laboratori di continuare a lavorare. «Probabilmente - spiega Garattini - presenteremo ricorso sugli altri punti, che violano l'articolo 2 della direttiva europea, che vieta di introdurre norme più restrittive».

La lettera alle Commissioni per le Politiche europee
Nel frattempo la comunità scientifica ha inviato una lettera alle Commissioni XIV della Camera e del Senato per le Politiche comunitarie: «Cia auguriamo - si legge nella lettera - che le Commissioni nella loro funzione di valutazione possano riconsiderare le limitazioni degli emendamenti, non soltanto perché sarebbe causa di sanzioni economiche da parte dell'Europa, ma sprattutto per le consueguenze scientifiche che tali restrizioni potrebbero provocare alla già tanto mortificata ricerca italiana. Rimaniamo dell'opinione che il modo migliore per affrontare e risolvere problematiche relative alla sperimentazione animale sia quello di applicare la direttiva europea così come è stata concepita».
Ma nel Dlgs ci sono anche altri problemi: «Il provvedimento complica e generalizza l'iter autorizzativo delle sperimentazioni animali - sottolinea Roberto Caminiti, professore di Fisiologia della Università Sapienza di Roma e Presidente del Comitato per l'uso degli animali della Federazione delle Società europee di neuroscienze (Fens-Care) - prevedendo anche una valutazione del progetto da parte del Consiglio superiore di sanità in caso di utilizzo di primati non umani, cani e gatti. Un passaggio che rischia di allungare i tempi in modo insostenibile, ingolfando l'attività dello stesso ministero della Salute» (per saperne di più, consultare tutta la documentazione ).

Iniziativa alla Camera
La prossima iniziativa è prevista per il 5 dicembre prossimo alla Camera dei Deputati. L'incontro, promosso con l'Associazione Luca Coscioni si intola: "Le ragioni della scienza e della libertà di ricerca, le risposte (mancate?) della politica e dei media, la necessità di assicurare una corretta informazione e conoscenza scientifica". In quell'occasione saranno consegnate al Parlamento le firme raccolte per la petizione «Abbiamo lanciato la petizione ad ottobre - spiega Caminiti - e oggi siamo a quasi 13 mila. È consolante che abbiano firmato casalinghe, operai, artigiani, militari, cioò non solo scienziati, ma gente comune, a dimostrazione del fatto che l'informazione data in maniera seria e pacata abbia ancora un'audience in Italia».

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