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Questo articolo è stato pubblicato il 29 novembre 2013 alle ore 15:46.
Truffa aggravata ai danni dello Stato per i rimborsi elettorali illegali dal 2008 al 2010 e appropriazione indebita per oltre 208mila euro di soldi pubblici. Sono queste le accuse che il procuratore aggiunto Alfredo Robledo e i sostituti procuratori Paolo Filippini e Roberto Pellicano ipotizzano per Umberto Bossi, fondatore della Lega Nord e candidato alla segreteria federale in contrapposizione al maroniano Matteo Salvini.
Nell'avviso di conclusione delle indagini depositata questa mattina, i pm di Milano contestano la truffa ai danni dello Stato anche all'ex tesoriere della Lega, Francesco Belsito, e ai componenti del Comitato di controllo contabile di secondo livello del Carroccio, Stefano Aldovisi, Diego Sanavio e Antonio Turci. I rimborsi elettorali illecitamente percepiti ammontano a 22,4 milioni di euro nel 2008, a 17,6 nel 2009 e a 1 7milioni nel 2010, questi ultimi però bloccati dall'ex presidente della Camera, Gianfranco Fini, dopo l'avvio dell'inchiesta milanese A Umberto Bossi viene anche contestata l'appropriazione indebita aggravata per 208.565 euro, ai figli Renzo e Riccardo l'appropriazione rispettivamente di 145.524 euro e 157.933 euro. A Rosy Mauro i pm contestano l'appropriazione di 99.731 euro e a Belsito di 2,4 milioni di euro. All'ex tesoriere viene anche contestata l'appropriazione dei soldi del partito finiti a Cipro e in Tanzania, in tutto 5,7 milioni di euro.
Tra i soldi frutto di appropriazione illecita spiccano i 77mila euro spesi da Renzo Bossi per l'acquisto della laurea presso l'università albanese di Tirana e decine di multe pagate con i soldi del partito. Decine di migliaia di euro sono invece stati spesi per i lavori di ristrutturazione della villa di Gemonio di Umberto Bossi, e contabilizzati con la voce "Casa lavori Capo".
I pm contestano invece il reato di riciclaggio a Stefano Bonet e a Paolo Scala, che avrebbero investito i soldi illecitamente attribuiti alla Lega.
I magistrati hanno anche chiesto l'archiviazione per Umberto Bossi, la moglie Manuela Marrone, Rosy Mauro, Matteo Brigandì e Roberto Calderoli per alcuni episodi (come i finanziamenti alla scuola Bosina, alla Bicicletta Padana e alle Guardie Padane) per i quali non è stato possibile individuare riscontri. L'avviso di conclusione delle indagini depositato oggi prelude alla richiesta di rinvio a giudizio per gli indagati.
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