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Questo articolo è stato pubblicato il 30 novembre 2013 alle ore 17:00.
L'ultima modifica è del 30 novembre 2013 alle ore 18:01.

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Dopo il "dimissionamento" il primo luglio scorso dello storico direttore generale Paolo Cipriani e del suo vice Massimo Tulli – innescato dallo scandalo di monsignor Nunzio Scarano – allo Ior era approdato un nuovo vertice operativo proveniente interamente da Promontory, il colosso americano della consulenza e della certificazione finanziaria, che già da maggio era stato ingaggiato per setacciare i conti del Torrione, distaccando oltre trenta consulenti dentro le stanze della banca vaticana.

Erano quindi arrivati con cariche operative Rolando Marranci come vice dg e Antonio Montaresi come chief risk officier, due toscani (uno di Reggello, l'altro di Viareggio) voluti dal presidente Ernst von Freyberg, fino a oggi direttore ad interim. Da allora lo Ior - che avrebbe chiuso per vari motivi (anche solo formali o per il venir meno dei requisiti di base) più di mille conti - secondo alcuni fonti interne alle mura "è di fatto commissariato da Promontory", a cui tra breve potrebbe essere rinnovato il contratto di consulenza. Nel frattempo la società americana ha ottenuto il mandato anche di passare al setaccio la situazione patrimoniale e finanziaria dell'Apsa, il ricco dicastero vaticano che gestisce l'enorme patrimonio immobiliare e un cospicuo portafoglio finanziario (e recente l'uscita dei due capi delle rispettive sezioni).

Da tempo circola dentro le sacre stanze un progetto di fusione o integrazione tra le due strutture, idea che incontra molte resistenze, anche all'interno delle due commissioni – Ior e finanze vaticane – incaricate da papa Francesco di indagare sull'attività e da due giorni sottoposte alla vigilanza diretta dell'Appartamento a seguito della nomina a "delegato" di monsignor Alfred Xuereb, segretario particolare del Pontefice. Inoltre è di pochi giorni fa l'incarico a Ernst & Young di controllare i conti del Governatorato, l'altro ricco dicastero che gestisce le proprietà e i conti dello Stato, e che è interessato direttamente al processo di riforma e razionalizzazione delle strutture. Insomma, molta carne è al fuoco e i cantieri sono aperti, tanto che sino a poco tempo fa l'indicazione che arrivava dal Vaticano era che la nomina del direttore generale dello Ior non sarebbe stata fatta prima di una decisione complessiva da parte del Papa sull'intero assetto delle finanze e in particolare della banca.

Evidentemente la governance dell'istituto ha imposto una accelerazione dei tempi: la decisione di nominare Marranci da parte del consiglio di sovrintendenza dello Ior (quello dei laici) è avvenuta diverse settimane fa, e poi è stata condivisa dal consiglio dei cardinali, presieduto dal cardinale Tarcisio Bertone. Prima dell'insediamento effettivo del nuovo segretario di Stato, l'arcivescovo Pietro Parolin.

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