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Questo articolo è stato pubblicato il 30 novembre 2013 alle ore 08:48.

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Rio Tinto tira il freno sui costi. In vista dell'assemblea annuale degli azionisti, che si terrà martedì prossimo, la mineraria australiana ha annunciato negli ultimi due giorni importanti modifiche dei suoi piani. La prima riguarda la chiusura dell'impianto di raffinazione di allumina di Gove, considerato non più remunerativo, la seconda – molto più rilevante per le strategie del gruppo – consiste nella revisione del progetto di espansione dell'output di minerale di ferro nel Pilbara: l'aumento da 290 a 360 milioni di tonnellate si realizzerà in tempi più lunghi, entro il 2017 invece che nel 2015, ma con un investimento ridotto ad appena 2 miliardi di dollari invece dei 5 miliardi programmati in origine.
La crescita nella regione del Western Australia resta per Rio Tinto «l'opportunità di investimento più attraente nel settore», ha dichiarato il ceo Sam Walsh. Il gruppo ha tuttavia deciso di perseguirla in via prioritaria attraverso l'espansione dei giacimenti esistenti e una maggiore efficienza del processo di export. I piani per una nuova miniera a Koodaideri sarebbero stati messi da parte per almeno tre anni, mentre Silvergrass potrebbe ancora essere costruita, ma non prima di un anno. Nel frattempo questa settimana il consiglio di amministrazione del colosso minerario ha approvato solo 400 milioni di dollari di spese, dedicate all'acquisto di macchinari.
Rio ha assicurato che i suoi porti e le sue linee ferroviarie saranno comunque in grado di trasportare 360 milioni di tonnellate di materiale entro il 2015, come stabilito in origine.
La divisione minerali ferrosi di Rio Tinto non solo è la maggiore fonte di profitti del gruppo, ma anche la più grande e lucrativa unità di export del Paese "down under", quindi i mercati sono sempre in attesa di notizie e chiarificazioni su questa attività. I prezzi del minerale di ferro, che erano scesi a un minimo di 80 dollari per tonnellata nel 2012, sono successivamente risaliti per quotare oltre 130 $ negli ultimi mesi: una circostanza che ha rassicurato i gruppi minerari impegnati nell'espandere le loro attività nel Pilbara, che oltre a Rio comprendono anche Fortescue Metals e Bhp Billiton.
Le prospettive per l'alluminio restano invece difficili. Inoltre, il nuovo Governo di Tony Abbott ha ridimensionato le concessioni che erano state fatte per l'impianto di allumina di Gove, cancellando secondo Rio Tinto la convenienza di convertire l'impianto di generazione elettrica dal diesel al gas. Il gruppo ha precisato che continuerà comunque ad estrarre bauxite, il minerale da cui si deriva l'allumina, destinata a sua volta a produrre alluminio. Nei primi 9 mesi di quest'anno Rio ne ha estratte 5,8 milioni di tonnellate, in linea con il 2012, mentre ha prodotto 1,6 milioni di tonnellate di alllumina (-22%).
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