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Questo articolo è stato pubblicato il 30 novembre 2013 alle ore 16:57.

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(Afp)(Afp)

Presentata a Madrid l'autobiografia del leader spagnolo Jose Luis Rodriguez Zapatero. A due anni dal suo abbandono della Moncloa l'ex premier accompagnato dall'amico Tony Blair ho svelato la sua fatica letteraria "El dilema. 600 dias de vertigo", («600 giorni di vertigine) in cui racconta l'ultimo anno e mezzo del suo esecutivo, quando il Paese rischiò di precipitare nella stessa vertigine che aveva inghiottito la Grecia.

Nel libro, edito da El Planeta, Zapatero racconta molti retroscena di quella che lui descrive come la peggiore crisi economica del Paese ma anche la peggiore per un leader: «Mi si accusò di essere un improvvisatore, racconta oggi ai giornalisti di El Mundo, in realtà tutti noi dovevamo prendere delle decisioni cruciali non avendo alcun dato su cui ragionare. Nessuno aveva idea di quello che bisognava fare, la crisi era inedita per la nostra generazione». Alla domanda se l'autobiografia sia stata scritta per chiedere scusa alla popolazione per gli effetti devastanti dell'austerity , disoccupazione in primis, Zapatero risponde: «Chiedere perdono non fa parte del vocabolario delle responsabilità politiche. Sono stato il peggiore premier della storia spagnola? Non lo so, penso che non si possa dire visto che nessuno si è trovato a vivere nella mia stessa situazione, la peggiore per chie era al comando».

«La mia ossessione era che la Spagna non cadesse, che non dovessimo chiedere aiuti, che la nostra autonomia come Paese fosse preservata», scrive Zapatero che ha assunto la guida del Governo spagnolo nel 2004 .Le sue memorie hanno come data di inizio il 12 maggio 2010, giorno in cui si presentò in Parlamento per annunciare i primi tagli alla spesa per fronteggiare la crisi: «Il dilemma era scegliere tra tagliare o alimentare la spirale che avrebbe potuto portare al default», scrive l'ex premier che ricorda come la sua scelta non fu compresa ed accettata dalla sinistra.

I tre no agli aiuti e il catenaccio degli italiani
Jose Luis Rodriguez Zapatero resistette al varo di un pacchetto di salvataggio europeo per la Spagna, durante gli ultimi difficilissimi mesi del suo Governo: «A partire dal maggio del 2010, con la crisi del debito, ci sono stati tre momenti in cui, in un modo più o meno esplicito, mi venne suggerito di chiedere aiuti finanziari, sia dall'allora direttore generale dell'Fmi, Dominique Strauss-Khan, e successivamente dall'allora presidente della Bce, Jean Claude Trichet e dalla cancelliera tedesca, Angela Merkel», proprio durante il vertice del G20 che si svolse nel novembre del 2011 a Cannes, poche settimane prima delle elezioni in Spagna poi vinte dai popolari di Mariano Rajoy.

«Nelle tre occasioni dissi di no perché convinto nelle capacità del nostro Tesoro e perché sempre ho inteso che un aiuto finanziario sarebbe venuto accompagnato con condizioni che sarebbero state molto negative per l'economia spagnola», ha continuato Zapatero che ha aggiunto come quelle offerte di aiuti se accettate avrebbero ostacolato la ripresa: «È probabile che con un salvataggio, la ripresa ci avrebbe preso molti anni».

Zapatero ricorda anche «la resistenza del governo italiano ad accettare gli aiuti del Fondo monetario internazionale. Fu sistematica, un'autentica chiusura a catenaccio. Le pressioni furono enormi». Durante il G-20 di Cannes, nel novembre 2011, ci furono dunque pressioni affinché la Spagna accettasse aiuti da 50 miliardi per l'acquisto del debito sovrano e l'Italia un pacchetto da 85 miliardi: «Mi è rimasta impressa una frase che il ministro dell' economia, Tremonti, ripeteva nei corridoi: "Conosco migliori forme di suicidio che chiedere aiuti"», ha evocato l'ex premier. Alla fine,«si arrivò a un compromesso, con la supervisione del Fmi sugli impegni di riforme assunte dall'Italia con l'Unione Europea». Nel dicembre 2011 Zapatero ha lasciato il suo incarico per far posto al governo conservatore di Rajoy e le pressioni per un piano di salvataggio sono cresciute. Finora Madrid ha ricevuto aiuti solo per le sue banche per un totale di 41,3 miliardi di euro. (l.b.)

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