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Questo articolo è stato pubblicato il 02 dicembre 2013 alle ore 18:49.
L'ultima modifica è del 03 dicembre 2013 alle ore 08:37.

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«Al di là di ogni polemica o di una pur obbiettiva ricognizione delle cause che hanno reso possibile il determinarsi e il permanere di fenomeni abnormi, sollecito a mia volta un insieme di interventi concertati al livello nazionale, regionale e locale per far emergere da una condizione di insostenibile illegalità e sfruttamento - senza porle irrimediabilmente in crisi - realtà produttive e occupazioni che possono contribuire allo sviluppo economico toscano e italiano». È uno dei passaggi della lettera inviata dal Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, al Presidente della Giunta Regionale Toscana, Enrico Rossi, in merito alla tragedia di Prato nella quale hanno perso la vita sette persone.

«Indirizzo, suo tramite, - scrive il Presidente della Repubblica - ai rappresentanti della comunità cinese e alla città di Prato l'espressione dei miei sentimenti di umana dolorosa partecipazione per le vittime della tragedia del rogo che ha distrutto un opificio cinese, suscitando orrore e compassione in tutti gli italiani. Condivido - sottolinea il Capo dello Stato - la necessità da lei posta con forza di un esame sollecito e complessivo della situazione che ha visto via via crescere a Prato un vero e proprio distretto produttivo nel settore delle confezioni, in misura però non trascurabile caratterizzato da violazione delle leggi italiane e dei diritti fondamentali dei lavoratori ivi occupati».

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