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Questo articolo è stato pubblicato il 03 dicembre 2013 alle ore 09:11.
L'ultima modifica è del 03 dicembre 2013 alle ore 18:27.

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"Saltare ore di lezione o intere mattinate si traduce in basse prestazioni": in Italia, riferisce il nuovo Rapporto PISA (Programme for International Student Assessment) promosso dall'OCSE sui quindicenni di 65 Paesi, nelle due settimane precedenti alla rilevazione quasi uno studente su due ha ammesso di aver saltato un giorno o più di scuola e uno su tre è arrivato in ritardo a lezione.

Un dato questo, superato solo da Argentina, Giordania e Turchia. Così, nonostante un cospicuo miglioramento negli esiti sia in matematica che in scienze tra il 2003 e il 2012, il nostro Paese continua a collocarsi sotto la media internazionale in tutte e tre le competenze considerate: per matematica 485 punti (media OCSE 494), per scienze 494 (media OCSE 501), e per lettura 490 (media OCSE 496). Tuttavia in Italia c'è chi è in controtendenza: in matematica, con 523-524 punti, Trentino, Friuli Venezia Giulia e Veneto superano abbondantemente la media OCSE, confermando profondi divarii tra regioni: a fondo classifica nazionale si situano Calabria, Campania, Sicilia e Sardegna.

Anche in scienze gli ultimi anni hanno portato un generale, benché insufficiente accrescimento delle competenze nazionali, mentre in lettura la situazione italiana è rimasta pressoché immutata dal 2000, con l'eccezione ancora di Trentino, Friuli Venezia Giulia, Veneto, e della Lombardia, che si attestano nettamente al di sopra della media, con punteggi tra 529 e 533. Nel complesso, il 19,5% dei quindicenni italiani riesce appena a riconoscere il tema di un semplice testo o l'intento dell'autore e a stabilire collegamenti tra le informazioni desunte e la vita di tutti i giorni. Solo il 6,7% (contro l'8,4% di media OCSE) è in grado di affrontare e analizzare testi su argomenti non noti.

Come per il resto dei Paesi oggetto di studio, in lettura le ragazze italiane surclassano i ragazzi di quasi 40 punti. Valori nel complesso negativi si riscontrano pure nel finanziamento della scuola dell'obbligo: mentre tra il 2001 e il 2010 in quasi tutti i Paesi OCSE i fondi disponibili sono aumentati, in Italia sono diminuti dell'8%. Sfavorevole anche il giudizio sull'edilizia scolastica: "Tutte le scuole in Italia sono caratterizzate da infrastrutture carenti", si legge nel volume di 564 pagine (PISA 2012 Results: What students know and can do), che sottolinea anche gli svantaggi derivanti ad un pesante deficit di autonomia decisionale delle singole scuole.

Ricordando che i Paesi con i migliori risultati – Shanghai, Canada, Finlandia, Hong Kong, Giappone, Corea del Sud, Nuova Zelanda – appartengono a sistemi socioeconomici assai diversi l'uno dall'altro, l'OCSE suggerisce che per migliorare la scuola dell'obbligo ciò che serve è "volontà politica, sforzi sostenuti economicamente e concertati, e un patto di corresponsabilità tra operatori politici, educatori, studenti e famiglie".

La relazione sulla scuola nell'Ue »

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