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Questo articolo è stato pubblicato il 02 dicembre 2013 alle ore 07:57.
L'ultima modifica è del 02 dicembre 2013 alle ore 12:07.

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Nella foto un dimostrante con la bandiera dell'Ucraina sulla bocca durante le manifestazioni e gli scontri di domenica contro la Polizia (Space24)Nella foto un dimostrante con la bandiera dell'Ucraina sulla bocca durante le manifestazioni e gli scontri di domenica contro la Polizia (Space24)

Torniamo indietro di 23 anni: il 2 dicembre 1991 Mikhail Gorbaciov mandò un telegramma di congratulazioni al presidente ucraino, Leonid Kravchuk, auspicando una stretta collaborazione tra Russia e Ucraina, all'interno di una «unione di Stati indipendenti». Il giorno prima, un referendum tra i cittadini ucraini aveva approvato con il 92% dei consensi la dichiarazione di indipendenza dall'Urss proclamata dalla Verkhovna Rada - il Parlamento di Kiev - il 24 agosto, pochi giorni dopo il golpe di Mosca.

Nell'anniversario di quel referendum, Kiev ha vissuto domenica una giornata di battaglia: la più grande dimostrazione di protesta dai giorni della Rivoluzione arancione del 2004. Oggi come allora, la ragione che divide gli ucraini è il legame con Mosca: mentre decine di migliaia di persone sono scese per le strade di Kiev nel nome dell'Unione europea, la Russia fa sapere che, se invece di un accordo di integrazione con la Ue, il presidente Viktor Yanukovich accetterà di entrare nell'Unione doganale con russi, bielorussi e kazaki, da Mosca avrà come ricompensa gas a buon prezzo: «Nessuno, se non la Russia, può offrire all'Ucraina i fondi necessari in tempi brevi, e in queste dimensioni», ha detto chiaro in un'intervista all'agenzia Bloomberg il vicepremier russo Igor Shuvalov.

Se i conti dello Stato hanno guidato la scelta di Yanukovich, che la settimana scorsa ha congelato il previsto Accordo di associazione e libero scambio con la Ue, centinaia di migliaia di persone - mezzo milione secondo l'opposizione - sono scese domenica per le strade di Kiev chiedendo le dimissioni del presidente. «Ci ha rubato il nostro sogno», ha gridato in Piazza dell'Indipendenza Vitalij Klitschko, il campione di boxe che alla guida di un partito filo-europeo intende sfidare Yanukovich non sul ring, ma alle presidenziali del 2015. Un altro leader dell'opposizione, Arseniy Yatsenyuk del partito di Yulia Tymoshenko, ha invocato le dimissioni dell'intero governo, e sanzioni internazionali contro Yanukovich.

«Evromaidan» è il nome che gli ucraini hanno dato a questo movimento filo-europeo: «maidan» significa piazza, ed è proprio qui, nella Piazza dell'Indipendenza nel cuore di Kiev, che in quel lontano 24 agosto 1991 la gente era venuta a celebrare il distacco da Mosca. Questa mattina sono tornati, ancora a migliaia nella grande Piazza mentre si continua a occupare il palazzo dell'amministrazione cittadina, divenuto una base per i dimostranti. Dicono di voler restare finché non avranno ottenuto le dimissioni di governo e presidente, e il futuro di questa nuova protesta qui si fa molto incerto. Le prossime ore saranno decisive: i leader dell'opposizione dovranno dimostrarsi capaci di indirizzare il malcontento di chi avrebbe voluto accelerare la strada verso l'Europa, ma loro stessi sono divisi, tra loro ancora manca un punto di riferimento come ai tempi della Rivoluzione arancione, dove i manifestanti si riunivano nel nome dell'ex presidente Viktor Yuschenko, e di Yulia Tymoshenko.

L'altro grande rischio è la deriva violenta dei gruppi estremisti, che domenica si sono scontrati con i Berkut, le forze speciali del ministero degli Interni e della polizia anti-sommossa: la dimostrazione era stata vietata, e la polizia ha lanciato lacrimogeni e granate stordenti contro i manifestanti. Che a loro volta hanno attaccato con una scavatrice: cento agenti sono rimasti feriti, dicono le agenzie. L'opposizione denuncia i gruppi estremisti come provocatori, pagati per giustificare una repressione e la proclamazione dello stato di emergenza da parte di Yanukovich. «Le autorità stanno cercando di trasformare la nostra manifestazione pacifica in una pozza di sangue», ha avvertito Klitschko, davanti a un mare di bandiere d'oro e azzurre - i colori dell'Ucraina, il grano e il cielo, gli stessi colori delle stelle europee su sfondo blu. Lunedì sera alle 19 in Piazza dell'Indipendenza ci sarà un concerto, Evromaidan continua. Il rischio di nuovi confronti è altissimo.

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