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Questo articolo è stato pubblicato il 03 dicembre 2013 alle ore 11:40.
L'ultima modifica è del 03 dicembre 2013 alle ore 11:53.

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C'è un nesso tra crisi economica e corruzione? Tra conti disastrati di Paesi sull'orlo del default e affari poco puliti? Tra un uso troppo disinvolto delle risorse pubbliche che creano debito, tasse e rabbia tra la gente comune? Leggendo l'ultimo indice annuale di Transparency International, pubblicato oggi a Berlino, pare proprio di sì.

Basta guardare solo ai Paesi europei: la Grecia salvata dalla troika e sull'orlo del default nel 2010 e 2012 è la peggiore della Ue, collocandondosi all'80 posto, (come la Cina che in materia non è certo un esempio), seguita dalla Bulgaria, al 77° posto, le cui convulsioni sociali e proteste di piazza sono sotto gli occhi di tutti. Più su troviamo Romania e Italia a pari merito al poco lusinghiero 69° posto, battuti anche dal Montenegro (67).
Salendo la classifica troviamo l'Ungheria del controverso premier Victor Orban al 47°, la Slovenia al 43°che si batte per non chiedere aiuti internazionali colpita da una crisi bancaria molto forte, la Spagna della bolla immbiliare al 40°appena uscita dalla richiesta di aiuti alla Ue per le sue banche per 40 miliardi di euro, la Polonia 38°, il Portogallo al 33°, che ha dovuto chiedere aiuto e lotta ancora con rigore e austerity.

Ancora più su con la classifica troviamo i Paesi europei con meno problemi: l'Austria al 26°, la Francia al 22°, l'Irlanda 21°, appena uscita dal sistema di aiuti europei e del Fondo monetario, il Belgio al 15°e la Germania al 12°, preceduta dal Granducato del Lussemburgo all'11°, dalla Finlandia al terzo posto, e dalla tranquilla e operosa Danimarca (il paese delle fiabe) al primo posto.
Insomma pare evidente che ci sia una nesso tra corruzione politica e conti pubblici disastrati.

L'Italia in recupero
L'Italia, come dicevamo, è sempre fra gli ultimi in Europa per corruzione nel sistema pubblico e nella politica, ma va un po' meglio dell'anno scorso. Nell'indice annuale di Transparency International infatti, il nostro Paese è al 69mo posto nel mondo, con un punteggio di 43 su 100. Un piccolo miglioramento rispetto all'anno passato, quando l'Italia si posizionò 72ma con una valutazione pari a 42/100, che indica finalmente una controtendenza dopo diversi anni consecutivi di costante peggioramento. Nonostante questo breve passo in avanti, il nostro Paese rimane ancora confinata agli ultimi posti in Europa, seguita come dicevamo solo da Bulgaria e Grecia, ed allo stesso livello della Romania.

I Paesi nordici
Come d'abitudine, al vertice della classifica mondiale troviamo i Paesi del Nord Europa - Danimarca, Finlandia, Svezia e Norvegia - oltre alla Nuova Zelanda, mentre l'ultima posizione è occupata da Afghanistan, Corea del Nord e Somalia (tutti con un misero voto di 8/100).
Secondo Maria Teresa Brassiolo, presidente di Transparency International Italia, «si sono compiuti molti sforzi strutturali per migliorare la trasparenza e l'integrità del settore pubblico, a partire dal decreto 150, fino alla legge anticorruzione 190 e agli ultimi decreti sulla trasparenza e l'accesso civico. Il trend positivo è maggiormente visibile dai dati del Global Corruption Barometer 2013 che ci ha portati almeno a pari merito con Francia e Germania, in taluni segmenti anche meglio. Naturalmente dobbiamo proseguire lo sforzo, ma il messaggio pare recepito. Resta l'uso disinvolto e spesso incompetente delle risorse pubbliche che creano debito, tasse e rabbia».

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