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Questo articolo è stato pubblicato il 03 dicembre 2013 alle ore 06:49.

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TARANTO. Dal nostro inviato
La pressione esterna sull'acciaieria cresce sempre di più. E usa tre canali distinti per manifestarsi.
Oltre al coinvolgimento continuo della magistratura, a cui le pubbliche amministrazioni e i movimenti ambientalisti radicali recapitano qualunque dossier ufficiale o ufficioso da essi predisposto, ci sono altri due strumenti: i social network e la trasposizione, in sede comunitaria, del rito tarantino di diffusione a pioggia alle autorità di ogni documento, con l'Unione europea quale nuovo terminale di molte iniziative dei verdi più integralisti, secondo il motto «se Roma non ci dà soddisfazione, lo farà Bruxelles».
L'altra domenica, all'Ilva sono andati a fuoco dieci metri di nastro trasportatore. Una nuvola di fumo si è alzata nel cielo di Taranto. Nelle ore successive, sul web si sono rincorse voci e interpretazioni dell'accaduto. Le ispezioni dei vigili del fuoco e i rilevamenti dei tecnici dell'Arpa hanno poi mostrato gli effetti dell'incendio, paragonabili a quelli scaturiti da un treno di gomme d'auto in fiamme. In quell'occasione non vi è stata alcuna emissione nociva: né di diossina né di benzopirene.
Si tratta soltanto dell'ultimo episodio della tendenza chiamata dai suoi fautori la strategia delle "eco-sentinelle": i blog delle associazioni "Taranto Respira", "Comitato donne per Taranto" e "Legamjonici". Di solito il meccanismo prende il via dai blog più organizzati, prende consistenza sui profili facebook dei simpatizzanti dei movimenti ambientalisti e si diffonde, anche se in misura minore, attraverso twitter.
La campagna massiccia su internet, peraltro, fa il paio con il ricorso al "contatto politico" da parte degli stessi animatori del web. Un esempio di questa duplice strategia è rappresentato da Peacelink, che oltre ad adoperare con sistematicità la strategia online sta conducendo una azione di lobbying sulla Commissione per le petizioni presentate dai cittadini comunitari e sulla Commissione per l'ambiente, oggi guidata dallo sloveno Janez Potocnik. In particolare i due responsabili del movimento, Alessandro Marescotti e Fabio Matacchiera, hanno allacciato un rapporto con quest'ultimo. Tanto che, proprio sul web, in molti hanno esultato - e quasi se ne sono attribuiti il merito - per l'annuncio dell'apertura di infrazione comunitaria a scapito dell'Italia per violazione delle norme ambientali.
paolo.bricco@ilsole24ore.com
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