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Questo articolo è stato pubblicato il 05 dicembre 2013 alle ore 06:47.

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LONDRA. Dal nostro corrispondente
Formalmente è solo un intervento amichevole, qualcosa di simile a una mano tesa a un caro conoscente in gravi difficoltà. In realtà rischia di accendere una nuova querelle diplomatica fra i due partner atlantici, Usa e Gran Bretagna. Il contendere riguarda la decisione del governo di Sua Maestà di schierarsi al fianco di Bp nel follow up della tragedia del Golfo del Messico, quando esplose la piattaforma petrolifera Deepwater Horizon uccidendo 11 persone e provocando il più grande danno ambientale nella storia americana. L'intervento è garbato, nel senso che Londra non entra ufficialmente nella causa giudiziaria, ma puntualizza alcuni aspetti che ritiene essenziali. Non c'è alcuna volontà dell'esecutivo di valutare il grado di coinvolgimento di Bp nel disastro, né la responsabilità diretta. L'esecutivo di David Cameron contesta la politica dell'Agenzia per l'ambiente (Epa) americana, che ha di fatto messo al bando Bp dalla partecipazione a gare federali per nuovi contratti energetici: una misura che il Governo inglese considera «eccessiva» e soprattutto pericolosa in quanto «colpisce l'occupazione e le pensioni di lavoratori in Gran Bretagna e Stati Uniti». Il tutto come Conseguenza indiretta del danno economico che si creerebbe a Bp con l'esclusione dalle gare.
Downing Street è stata anche più esplicita, cercando di arrotondare le asperità politico-diplomatiche della vicenda. «È una questione squisitamente economica. Bp è essenziale per il lavoro britannico e per i fondi pensione». La querelle fra l'Epa e la società inglese si trascina da tempo, con azioni legali che attendono ancora una soluzione definitiva dopo la decisione dell'agenzia di escludere la società Usa dalle gare per «mancanza di integrità professionale». Un verdetto figlio, ovviamente, della tragedia nel
Golfo del Messico.
Tre anni e mezzo dopo l'esplosione che uccise gli operatori della piattaforma e scaricò barili di greggio in mare, Bp non ha ancora trovato pace. Il conto globale è in continua crescita ed ora si stima che sia a quota 42 miliardi di dollari, nonostante altre fonti ritengano che sia destinato a lievitare ancora.
È evidente che la sostanziale esclusione dai contratti americani potrà danneggiare ulteriormente i conti del colosso inglese, al punto da indurre il governo di Sua Maestà a sfidare – con garbo, lo ripetiamo, ma con decisione – le autorità Usa per ridare ossigeno al gruppo energetico di Saint James Square.
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