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Questo articolo è stato pubblicato il 06 dicembre 2013 alle ore 16:00.

Com'è cambiato Dominik Paris dalle prime stagioni in Coppa del mondo, quando i numeri del suo talento erano celati in un fisico promettente ma troppo acerbo. In cima al podio della discesa libera a Lake Louise si era vista un'altra faccia. Capelli arruffati, sorriso a tutto campo, cappello bianco da cowboy. Timido, sempre di poche parole, ma così veloce e potente da farsi scappare un super complimento dal direttore tecnico Claudio Ravetto: «Paris è uno dei più forti discesisti al mondo». C'è un futuro tutto da scrivere, magari bissando l'impresa in terra americana. Stasera sarà il turno della mitica Birds of Prey di Beaver Creek. La libera è stata anticipata di un giorno perché incombe il maltempo. Ieri s'è disputata l'unica prova cronometrata concessa dalle abbondanti nevicate.
Lo squadrone italiano ha iniziato la sua cavalcata dell'anno scorso proprio a Beaver Creek, grazie al successo di Christof Innerhofer. Lo stesso Innerhofer che poi ha collezionato altre vittorie a Wengen e Garmisch, battagliando con Paris per il dominio assoluto della specialità. Nessuno dei due è riuscito però a scalfire l'inossidabile Svindal. Bisogna riprovarci. Il gruppo c'è al completo, come hanno dimostrato gli ottimi piazzamenti della scorsa settimana a Lake Louise di Werner Heel e Peter Fill, oltre al quarto posto d'Innerhofer in superG. Pure le donne si sono fatte notare con il terzo tempo di Elena Fanchini nella discesa di Beaver Creek, sulla nuovissima Raptor. La ventottenne bresciana s'è svegliata dopo un sonno di otto anni, come lei stessa ha ammesso. L'unica altra volta sul podio fu nel 2005 a Lake Louise, dove correrà il circo rosa fino a domenica. Chissà che voglia concedere un altro bis alla velocità tricolore.
Ravetto è convinto che Paris resterà fortissimo. Gli avversari sono avvertiti, con i debiti scongiuri. Intanto ha dimostrato di saper vincere su qualunque pista, pure quella votata alla scorrevolezza della località canadese, spesso indigesta per gli azzurri. Invece ha schiaffeggiato austriaci, francesi e pure Mazinga Svindal, pochissimi centesimi che sono bastati a conquistare la gara inaugurale della velocità 2013-2014. Senza tentennamenti, efficace come sui muri delle prove classiche di Bormio e Kitzbuehel, quelle dei trionfi dello scorso inverno. S'intravede la polivalenza dell'uomo-jet, capace di ottenere un argento agli ultimi mondiali di Schladming.
Due gli obiettivi di Paris all'orizzonte: l'Olimpiade di Sochi è sicuramente il primo. Poi la coppa di specialità che nemmeno Kristian Ghedina riuscì mai ad alzare. A 24 anni, l'altoatesino di ferro, 183 centimetri per quasi cento kg di muscoli, può essere davvero pronto a esplodere. Puntando sulla costanza di rendimento, che da troppi anni sfugge alla maggior parte degli atleti italiani. L'esordio in coppa fu nel 2008, superG della Val Gardena. L'anno dopo arrivarono tre medaglie ai campionati iridati juniores. Poi tanti arrivi nelle retrovie, fino all'incursione di Vancouver 2010 con il tredicesimo posto in supercombinata, dopo aver chiuso secondo la discesa. A gennaio 2011 centrò il primo podio a Chamonix, battuto solo da Didier Cuche.
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