Storia dell'articolo
Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 08 dicembre 2013 alle ore 08:46.
L'ultima modifica è del 19 giugno 2014 alle ore 11:05.

My24

Ci pensa Intesa Sanpaolo. La banca presieduta da Giovanni Bazoli, madre dell'operazione Cai-Alitalia del 2008 con il Progetto Fenice, è impegnata a chiudere i buchi dell'aumento di capitale Alitalia di 300 milioni di euro.
Intesa sostiene il piano di salvataggio con un intervento azionario diretto (30 milioni), con la sottoscrizione dell'inoptato nel consorzio di garanzia (50 milioni la sua quota e 50 milioni di UniCredit), infine facendo intervenire imprenditori che lei finanzia, come Antonio Percassi, il quale ieri ha annunciato che «attraverso la società Odissea, holding del gruppo a lui facente capo, aderirà all'aumento di capitale in corso per Alitalia (...) per 15 milioni di euro».

Percassi, 60 anni, è presidente ed ex calciatore dell'Atalanta, il suo gruppo va dagli immobili alla catena di negozi di cosmetici Kiko, per i quali, secondo «Il Messaggero», ha ricevuto 150 milioni da Intesa Sanpaolo. Fonti vicine a Percassi (e ad Alitalia) precisano che in questo maxi-prestito ci sono altre 4 banche. I giochi dell'aumento di capitale devono chiudersi entro il 10 dicembre. Secondo fonti vicine alla compagnia, il traguardo minimo dei 125 milioni che devono essere versati dagli azionisti privati italiani, i «patrioti» assemblati nel 2008 da Silvio Berlusconi e Corrado Passera, proprietari del 75% (il 25% è di Air France-Klm), verrebbe raggiunto grazie all'intervento dell'imprenditore bergamasco. Perché il piano di salvataggio venga completato, con l'annunciato intervento di Poste, Alitalia deve prima incassare almeno 225 milioni: oltre ai 125 milioni non ancora interamente versati dai soci italiani ci sono i 100 milioni dell'impegno delle banche del consorzio di garanzia. Solo se sarà confermato il versamento dei 125 (più 100) milioni, il cda di Poste delibererà l'intervento di 75 milioni, dopo la metà di dicembre.

Gli attuali soci privati di Alitalia avevano versato fino a ieri 86,5 milioni. Una somma analoga era stata versata da Intesa e UniCredit, come garanti dell'inoptato, che metteranno ulteriori 13,5 milioni. Mancavano quindi 38,5 milioni degli azionisti: questi fondi arriverebbero dall'ulteriore versamento di 8-9 milioni dell'Immsi di Roberto Colaninno per un totale di 21-22 milioni (anche il suo gruppo riceve robusti finanziamenti da Intesa), con circa 4 milioni di Maurizio Traglio, piccole quote analoghe di altri soci, infine i 15 milioni di Percassi.

Percassi ha fatto una dichiarazione all'Ansa dai toni patriottici: «Ho pensato fosse una buona opportunità e anche un modo per sostenere il nostro Paese con la sua più importante infrastruttura in un momento di difficoltà generale che verrà presto superata».

Intesa ha deciso anche la conversione in azioni Alitalia a marzo 2014 dei suoi 13,99 milioni di euro di obbligazioni convertibili, i «Colaninno bond»: la banca sarà il primo azionista di Alitalia-Cai con una quota tra il 20 e il 23% del capitale, qualche punto più di Poste (18-22%).

Oltre ad essere finanziatrice (e in qualche caso azionista) di molti dei soci italiani vecchi e nuovi di Alitalia, la banca presieduta da Bazoli – come riferito al Sole 24 Ore da fonti autorevoli – ha allungato fino al 30 giugno 2015 le scadenze delle linee di credito ad Alitalia. La sua esposizione prima della ricapitalizzazione era di 280 milioni.

Commenta la notizia

Shopping24

Dai nostri archivi