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Questo articolo è stato pubblicato il 08 dicembre 2013 alle ore 15:30.

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Conto alla rovescia in Afghanistan dove il presidente Hamid Karzai si rifiuta di firmare l'accordo bilaterale sulla sicurezza (Bsa) messo a punto con Washington e approvato da parlamento e Loya Jirga, la grande assemblea nazionale che include anche i leader tribali. Nell'ultima settimana si sono intensificate le pressioni sul presidente afghano per la firma del Bsa che ufficializzerebbe l'operazione Resolute Support, la missione di addestramento e consulenza che la Nato svilupperà in Afghanistan dal 2015 dopo la conclusione dell'attuale missione di combattimento prevista per la fine del prossimo anno.

Il 5 dicembre l'inviato americano per Pakistan ed Afghanistan, James Dobbins, ha ammesso l'assenza di progressi nella sua missione a Kabul tesa ad accelerare la firma dell'accordo. A vuoto anche il tentativo del segretario alla Difesa, Chuck Hagel, giunto ieri a Kabul per una visita alle truppe senza avere in agenda un incontro con Karzai ma solo con il ministro della Difesa Bismillah Mohammadi Khan, e il viceministro degli Interni, Mohammad Ayub Salangi, che si sono detti entusiasti dell'accordo di cooperazione militare con Washington.

Un portavoce della presidenza afghana aveva fatto sapere che il numero uno del Pentagono e il presidente avrebbero potuto incontrarsi a cena per discutere del Bilateral Security Agreement. Karzai però ha rifiutato all'ultimo momento l'incontro e non ha perso l'occasione per rifilare un altro "schiaffo" agli Stati Uniti partendo oggi per una visita in Iran, Paese che non ha mai nascosto la sua disapprovazione per il Bsa che consentirebbe a Washington di mantenere forze militari a pochi chilometri dai confini iraniani. «L'Iran non ritiene che la firma e la ratifica di questo patto sulla sicurezza possa beneficiare gli interessi di lungo termine del popolo e del governo dell'Afghanistan», ha detto la portavoce del ministero degli Esteri iraniano, Marzieh Afkham.

Il Bsa prevede che dal 2015 restino in Afghanistan fino a 15 mila militari alleati in gran parte statunitensi ma anche di altri Paesi (italiani e tedeschi manterranno a Herat e Mazar-i- Sharif complessivamente circa 1.500 soldati) con compiti di supporto alle forze afghane mentre gli statunitensi potranno effettuare anche operazioni contro al-Qaeda. Karzai, che come lui stesso ha dichiarato non si fida di Washington, ha posto alcune nuove condizioni come la liberazione di 17 detenuti afghani dal carcere speciale di Guantanamo o l'impegno degli statunitensi a non entrare nelle case degli afghani durante le operazioni anti-terrorismo. Il vero punto di scontro è però rappresentato dalla volontà di Karzai di lasciare l'impegno a firmare il Bsa al suo successore, il nuovo presidente afghano che verrà eletto all'inizio di aprile, ipotesi considerata inaccettabile dagli Stati Uniti.

La Casa Bianca ha così posto un ultimatum annunciando che il Bsa deve essere firmato entro la fine di dicembre, in caso contrario verrò attuata la cosiddetta "opzione zero", cioè il ritiro di tutte le forze alleate dal Paese alla fine del 2014. Qualcosa di simile a quanto accadde in Iraq alla fine del 2011 quando il rifiuto del Parlamento di Baghdad a garantire l'immunità giudiziaria ai soldati statunitensi destinati a restare nel Paese per appoggiare le forze irachene determinò l'immediato ritiro di tutte le truppe alleate.

A Kabul l'immunità alle forze Nato è già stata rinnovata dal Parlamento ma l'opposizione di Karzai a firmare il Bsa rischia di aumentare le difficoltà in una fase di complessa e sanguinosa transizione che vede già da tempo le forze afghane fronteggiare autonomamente i talebani riportando perdite sempre più elevate (in media 400 poliziotti e militari uccisi ogni mese) mentre le forze alleate, scese ora circa 70 mila unità, sono sempre meno impegnate in prima linea e infatti quest'anno hanno registrato 150 caduti contro i 402 dell'anno scorso e i 711 del 2010. Inoltre molte aree liberate dalle forze Nato sono tornate sotto il controllo talebano dopo il ritiro degli alleati, come sembra dimostrare anche l'ampio allargamento delle aree coltivate a oppio.

Il segretario di stato Usa John Kerry aveva cercato di aggirare l'ostacolo chiedendo che a firmare Bsa fosse il ministro della Difesa afghano ma l'ipotesi, seccamente respinta da Karzai, ha di fatto aumentato le tensioni tra Washington e Kabul. Inutili anche le pressioni del Segretario generale della Nato, Anders Fogh Rasmudssen, che martedì scorso ha ammonito Karzai annunciando che «senza la firma dell'accordo bilaterale sulla sicurezza non saremo in grado di dispiegare una missione di addestramento e ci sarà un impatto negativo sulla sicurezza nel Paese e sugli aiuti finanziari». Una chiara minaccia di bloccare gli stanziamenti per 4,1 miliardi di dollari annui che l'Occidente si è impegnato a versare a Kabul tra il 2015 e il 2017 per sostenere le forze afghane.

Nei giorni scorsi Kabul aveva denunciato il rallentamento degli aiuti logistici e di carburante forniti all'esercito e alla polizia afghani, supporti indispensabili a garantirne l'operatività. Il comando alleato ha smentito ma è possibile che Washington voglia indurre i militari afghani a premere su Karzai per la firma del Bsa. Del resto senza l'aiuto militare e finanziario occidentale le capacità delle truppe afghane sono destinate a degradare in brevissimo tempo e ben prima del completo ritiro degli alleati. Difficile quindi comprendere quindi quali obiettivi persegua Karzai. L'ipotesi più ottimistica è che tiri la corda con Washington per ottenere maggiori aiuti finanziari e soprattutto le armi pesanti che finora sono state negate all'Afghan National Army.

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