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Questo articolo è stato pubblicato il 09 dicembre 2013 alle ore 14:25.
L'ultima modifica è del 09 dicembre 2013 alle ore 14:29.
È la protesta di cento anime eversive, le più disparate, improvvisate, persino di fronti politici opposti. La battaglia dei forconi è alimentata in tutta Italia non da una o due frange organizzate, ma è spinta in ogni regione da pulsioni e movimenti di contestazione, a violenza e intensità variabile, di specie diversa. La macchina del Viminale è scattata da giorni per mettere a punto una capillare azione di ordine pubblico, flessibile e diversificata a seconda delle provincie e delle minacce accertate sul territorio. Mobilitate la Polizia di Stato, l'Arma dei Carabinieri e la Guardia di Finanza, senza eccezioni e con tanto di richiamo dalle ferie, se necessario.
Un'azione che ha chiamato in causa prefetti e questori di quasi tutte le province d'Italia e deve fare i conti con una sorta di federalismo della protesta violenta. Dove si assiste a istigazioni degli ultras del calcio, sindacalisti di Trasporto Unito – gli unici che non hanno accettato l'accordo dell'altro giorno - spinte di aderenti a Forza Nuova e Casa Pound ma anche soggetti vicini all'estrema sinistra. Di tutto e di più, insomma.
Al sud, da Napoli a Palermo ma anche a Bari, i contatti della protesta con la criminalità organizzata non sono stati ancora accertati ma – con buona pace di chi manifesta in modo onesto - sarebbe strano se non ce ne fossero affatto. L'allerta inviato dal Dipartimento di pubblica sicurezza a tutti i questori, in particolare quelli di Piemonte, Veneto, Sicilia, l'est della Lombardia e la parte meridionale del Lazio, oltre alla Campania, la Puglia e la Sardegna, resta alto.
Adesso la scommessa della fine delle contestazioni si gioca sul filo dell'immagine. La minaccia "veniamo tutti a Roma" giunta ieri da alcuni manifestanti di Latina è credibile, ma tutta da confermare. Le azioni di repressione sono già in corso, la linea del capo del Dipartimento Ps, Alessandro Pansa, è chiara. Lo scenario è quello di cento fuochi, più o meno intensi, che possono spegnersi anche subito. La contestazione dei forconi potrebbe sentirsi già appagata anche soltanto dalla visibilità che sta ottenendo. Ma non è detto che l'unico vero collante che unisce i manifestanti da Nord a Sud, la rabbia, finisca già oggi. È probabile che l'offensiva duri almeno un paio di giorni. E se è vero che più passa il tempo, più comincia la stanchezza tra i manifestanti, è anche vero che proprio la tensione prolungata può esasperare gli animi.
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