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Questo articolo è stato pubblicato il 09 dicembre 2013 alle ore 09:52.

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Bode Miller (a sinistra) e Ted Ligety (LaPresse)Bode Miller (a sinistra) e Ted Ligety (LaPresse)

Rieccolo, Bode Miller. Dove meno te lo aspetti, sul podio di un gigante, su cui mancava dal 2007. Con quella felicità un po' incredula, di chi sa di aver piazzato una zampata incredibile. Secondo a Beaver Creek, battuto soltanto da Ted Ligety. Così è tutta una festa a stelle e strisce, con il ritorno del campione più pazzo del circo bianco e l'ennesima conferma che il gradino più alto del podio è inarrivabile per chiunque. Ligety è letteralmente su un altro pianeta. Ha vinto il quarto gigante di fila. Non succedeva da 22 anni, dai successi inanellati da Tomba nel 1991. Adesso nel mirino ci sono le 23 vittorie di Michael von Grünigen; l'americano è a quota 19, con sette trionfi nelle ultime nove gare.

La sorpresa è Miller. A ottobre nel gigante inaugurale di Solden fece subito capire che non stava scherzando. Era assente da febbraio 2012. A Beaver Creek ha centrato due arrivi nei quindici in discesa libera e superG, prima di lanciarsi nell'impresa tra le porte larghe. D'altronde questo è Miller, imprevedibile, sempre concentrato sull'ottenere la massima velocità possibile in pista. Ieri c'è riuscito alla perfezione. Lasciamo pure Ligety ai suoi record. Se non sbaglia lui, la lotta degli altri parte dal secondo posto in giù. Stavolta s'è infilato Miller, a Solden fu il turno del fenomeno emergente francese, Alexis Pinturault, invece quinto a Beaver Creek. L'unico a resistere alle spallate americane è stato l'austriaco Marcel Hirscher, uno che sta sul podio da undici gare consecutive tra slalom e gigante di coppa. Però s'è preso quasi due secondi da Ligety e mezzo secondo dal trentaseienne Miller. Una mazzata per il giovanissimo mattatore della classifica generale della passata stagione.

C'è un pizzico d'ironia in tutto questo: Ligety ha saputo adattarsi meglio degli avversari ai nuovi sci imposti lo scorso anno dalla federazione. Più lunghi e meno sciancrati, con un raggio di curva maggiore rispetto ai precedenti. Lui scende come un missile, anche se ha sempre osteggiato questi attrezzi, che sembrano delle assi di legno se paragonati ai carving di prima. Il suo segreto è tagliare meno le curve, indugiare un istante in più sugli spigoli, mantenendo la velocità molto elevata anche percorrendo qualche metro in più. Hirscher era bravissimo invece a sfruttare il rimbalzo degli sci super sciancrati. Accelerava alla fine di ogni curva. Ora il suo stile funziona un po' meno. Gli tocca inseguire, con suo sommo disappunto.

Intanto gli azzurri piangono un misero bottino. Il migliore è Roberto Nani, decimo, autore di un ottimo recupero dalla ventesima posizione nella seconda manche. Max Blardone e Manfred Moelgg hanno beccato distacchi abissali, nell'ordine dei quattro-cinque secondi. Per ora dobbiamo aggrapparci alla velocità, ai podi di Elena Fanchini e Peter Fill, entrambi terzi a ripetizione. Lei nella prima discesa libera di Lake Louise, lui nella libera e nel superG di Beaver Creek. La nota finale è tutta per Lindsey Vonn, di nuovo vicinissima alle posizioni di vertice con il quinto posto nel superG di ieri in Canada. Appena rientrata dopo l'infortunio ai mondiali di Schladming e la botta rimediata al ginocchio destro in allenamento poche settimane fa, sta ritrovando la piena confidenza con il ritmo di gara.

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