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Questo articolo è stato pubblicato il 10 dicembre 2013 alle ore 14:22.

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L'elezione di Matteo Renzi alla guida del Pd "è un raro momento di speranza" per l'Italia e per l'Europa. E' l'opinione di Bill Emmott, che in un commento sul Financial Times, intitolato "Speriamo che Renzi diventi un Blair italiano", sottolinea come sia l'Italia che l'Europa abbiano bisogno di politici che parlino il linguaggio della speranza e del liberalismo. Ma per poter essere davvero la speranza dell'Italia, Renzi "deve essere paziente", ammonisce Emmott. "Quello che deve fare adesso è fare rispettosamente appello a Enrico Letta e preparare insieme a lui un'agenda per le riforme che l'Italia può e deve attuare prima di andare alle prossime elezioni, nel 2014 o nel 2015". Per un fiorentino è sempre stato difficile cooperare con un pisano, scherza il giornalista. Più seriamente, avverte, "litigare con il suo collega per imporre nuove elezioni più rapidamente, sarebbe rischiare il suicidio politico".

Emmott, ex direttore dell'Economist fortemente critico nei confronti di Silvio Berlusconi, è co-autore insieme ad Annalisa Piras del documentario sull'Italia "Girlfriend in a Coma" sul declino del Belpaese. Il filmato fu al centro di controversie quando ne fu vietata la proiezione al Maxxi di Roma poco prima delle elezioni politiche del febbraio 2013. Facendo un parallelo con il leader laburista Tony Blair, Emmott ricorda che la vittoria di Blair nel 1997 venne spiegata da Lord Maurice Saatchi, conservatore e fondatore della nota agenzia pubblicitaria, con una sola parola: "Nuovo". Quello di cui l'Italia ha bisogno – scrive Emmott - si può riassumere in quattro parole: "Nuovo, giovane, cambiamento e speranza".

L'Italia, che negli ultimi 15 anni è stata l'economia del G7 con la peggiore performance, per troppo tempo è stata dominata da Berlusconi e da altri "gerontocrati" che hanno bloccato il cambiamento, sottolinea l'articolo.

Emmott ricorda che l'anno scorso, quando il governo tecnico di Mario Monti volgeva al termine e si avvicinavano le elezioni, si supponeva che il Pd sarebbe stato il successore di Monti e il "rinnovatore" del Paese. "Ma il Pd ha fallito, scegliendo di essere guidato dal vecchio apparato di partito piuttosto che da Renzi o qualcun altro di nuovo, e rappresentando il passato, non il futuro". Così, prosegue, a beneficiare delle elezioni sono stati il Movimento Cinque Stelle di Beppe Grillo e Berlusconi.

"La grande perdente del conseguente stallo è stata l'Italia. E la potenziale vittima a lungo termine è stata l'Europa". Un anno dopo, il Pd "si è finalmente svegliato" e ha votato per Renzi alle primarie. Tuttavia, nota l'opinionista, "sarebbe prematuro incoronarlo come il nuovo messia dell'Italia". Emmott fa notare che Renzi ha solo nove anni di esperienza nella politica fiorentina, mentre Blair quando divenne leader laburista nel 1994, pur essendo inesperto, per lo meno aveva cominciato nella politica nazionale. "Renzi ha ancora molto da dimostrare".

Gli italiani che lo criticano gli rivolgono due accuse, osserva Emmott. La prima accusa è di essere "superficiale, inconsistente, privo di contenuti". La seconda accusa è che agli italiani ricorda non Blair ma Berlusconi. La prima accusa è "seria" e "non senza ragione": Renzi – nota l'opinionista – è stato "evasivo" sulle politiche dettagliate e non si è circondato di consulenti che possano dare un'idea di cosa farà.

La seconda accusa – di assomigliare a Berlusconi – "vorrebbe essere un insulto ma in realtà è un complimento": significa che è "un grande comunicatore", uno che sembra capace di entrare in sintonia con la gente comune. E questo, evidenzia Emmott, "è una risorsa inestimabile, specie in tempi di disillusione e alienazione".

Emmott allarga il discorso all'Europa: se l'Europa vuole sfuggire alla depressione e salvare l'euro e l'Ue, "ha bisogno di politici che sappiano parlare il linguaggio della speranza e del liberalismo, facendo accettare le riforme come fonte di opportunità e rinnovamento, qualcuno che mantenga la giustizia sociale pur reinventandola".

"L'austerità non è un messaggio vincente né sostenibile", avverte Emmott, e le elezioni del Parlamento europeo del prossimo maggio lo mostreranno. "L'Europa ha bisogno invece di entusiasti giovani e liberali" ed è quello che Renzi ha rappresentato finora.

La sfida più grande per Renzi, secondo Emmott, sarà di apparire "sostanziale, serio e da statista". Rispetto alla situazione di Blair nel 1994, la differenza chiave è che il partito laburista era all'opposizione, mentre il Pd oggi è alla guida di una coalizione "non così grande". Enrico Letta, il suo collega riformista "meno carismatico ma rispettato" è attualmente il Primo ministro e con lui - consiglia Emmott - Renzi deve mettere a punto un'agenda di riforme. "Renzi deve essere paziente", conclude. "Questa deve essere la sua speranza, se egli vuole essere la speranza dell'Italia".

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