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Questo articolo è stato pubblicato il 10 dicembre 2013 alle ore 13:59.

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L'Asl di Prato con soli mille euro ad anziano, riesce a garantire l'assistenza domiciliare agli ultra sessantacinquenni soli e non autosufficienti, formando anche le badanti e abbattendo le giornate di ricovero. A Trento, grazie alla collaborazione tra strutture sanitarie, utenti dei servizi di salute mentale e dei loro familiari, migliora l'adesione alle terapie per il disagio psichico e mentale. A Bologna è nata una banca del latte materno per il nutrimento dei nati prematuri e al'ospedale di Reggio Emilia arriva un braccialetto con codice a barre per i pazienti che è riuscito ad abbattere gli errori in corsia, soprattutto nella somministrazione di farmaci. All'ospedale Santo Spirito di Roma l'assistenza è multietnica e si garantisce anche l'assistenza religiosa alle persone di altri credi. Sono alcuni dei 75 esempi di buona sanità che Fiaso, la federazione delle Asl e degli ospedali, ha raccolto in un Libro bianco realizzato in collaborazione con l'agenzia giornalistica Ansa e con il contributo della Glaxo Smith Kline.

Al Libro bianco si affianca poi la messa in rete di oltre 200 buone pratiche selezionate dall'Osservatorio Fiaso che ha condotto l'analisi, esportabili su tutto il territorio nazionale.
La maggior parte delle esperienze selezionate sulla "buonasanità" ha riguardato l'integrazione socio-sanitaria e la presa in carico delle malattie croniche (27%). Al secondo posto ci sono le modalità organizzative, gestionali, formative e valutative per le politiche del personale (25%). Seguono le buone pratiche per migliorare le strategie e gli strumenti delle performance clinico-assistenziali e gestionali (24%), il rapporto medico-paziente (19% delle esperienze), l'evoluzione nel ruolo e nelle funzioni degli infermieri nelle Asl e negli ospedali (5%). In tutto sono state coinvolte 37 aziende, il 23% in più circa rispetto allo scorso anno. E in oltre il 70% dei casi le esperienze sono state adottate in forma stabile dalle aziende.

La parte del leone la fa ancora l'Emilia Romagna, con 25 buone pratiche, seguita dalle Marche, con 12. Ma c'è una rimonta del Sud, dove si collocano il 18,7% delle esperienze, due anni fa localizzate quasi esclusivamente al Nord. Anche se nel settentrione sono state selezionate il 56% delle esperienze e nel centro poco più del 25%. Al Sud la piccola Basilicata, con 4 best practice è seconda solo alla Sicilia (5 esperienze) tra le regioni del Sud e delle Isole.

«Le esperienze e i progetti innovativi realizzati in questi anni dimostrano come sia possibile fare buonasanità anche in tempi di crisi - sottolinea il presidente di Fiaso, Valerio Fabio Alberti -. Risultati che sarebbe stato impossibile conseguire senza un management all'altezza e la dedizione del personale sanitario. Spesso costretto a lavorare in condizioni non agevoli ma sul quale è fondamentale puntare anche in futuro attraverso forme che incentivino meglio merito e professionalità».

«Al di là dei campanilismi – sottolinea Giampiero Maruggi, vicepresidente Fiaso e coordinatore dell'Osservatorio - la raccolta selezionata dimostra che è possibile fare buonasanità anche al Sud perché la discriminante non è geografica ma gestionale. Senza dimenticare – aggiunge - come ciò avvenga mentre le mai sopite tendenze centralistiche trovano nelle esigenze di bilancio l'occasione per riprendere slancio, mortificando quell'autonomia di gestione senza la quale un'Azienda non può essere tale».

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