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Questo articolo è stato pubblicato il 11 dicembre 2013 alle ore 07:42.
L'ultima modifica è del 11 dicembre 2013 alle ore 14:12.

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I caponegoziatori delle due parti, il senatore democratico Patty Murray e il deputato repubblicano Paul Ryan (Reuters)I caponegoziatori delle due parti, il senatore democratico Patty Murray e il deputato repubblicano Paul Ryan (Reuters)

Un accordo biennale per evitare nuovi "shutdown" del governo, nuove paralisi della pubblica amministrazione. È stato questo l'accordo raggiunto dalle squadre negoziali di democratici e repubblicani ieri notte al Congresso. Un accordo poco ambizioso, che non prevede grandi riforme delle tasse o della spesa. Ma che raggiunge un obiettivo cruciale: quello di ordinare un immediato cessate il fuoco tra parlamentari conservatori e liberal e di restituire una dose di stabilità alla politica fiscale americana di medio termine grazie allo sfoggio di un ormai raro atteggiamento bipartisan.

L'accordo è stato siglato dai caponegoziatori delle due parti, il senatore democratico Patty Murray e il deputato repubblicano Paul Ryan. Sono loro che hanno condotto per settimane le delicate trattative private al comando di una speciale commissione creata dal precedente accordo a interim sul budget, che aveva posto fine a un blocco del governo durato 16 giorni in ottobre capace di erodere la fiducia nella ripresa economica oltre che nella politica.

L'intesa, i cui dettagli dovrebbero emergere con miglior chiarezza oggi, prevede una maggiore spesa per programmi domestici e per il Pentagono nel breve periodo, combinata con risparmi spalmati nell'arco di dieci anni. Per aumentare le entrate in modo a da finanziare l'accresciuta spesa scatteranno cambiamenti nelle pensioni dei dipendenti federali e dei militari, pari a tagli per 12 miliardi. Tariffe più alte saranno anche imposte ai passeggeri, attraverso il costo dei biglietti aerei, per la sicurezza negli aeroporti.

Complessivamente l'accordo comprende un incremento di spesa di 64 miliardi nel 2014 e 2015, quando la componente discrezionale sara' pari rispettivamente a 1.012 e a 1.014 miliardi. Assieme sono stati decisi risparmi per 85 miliardi nei prossimi dieci anni, che genereranno un effetto netto decennale pari a una modesta riduzione del deficit di 22,5 miliardi.

Il budget concordato sostituirà, almeno in parte, imminenti tagli automatici che in sua mancanza sarebbero scattati come previsto dal "sequester", misura decisa nel 2011 durante una precedente crisi di bilancio. Questi tagli colpiscono in modo indiscriminato all'inizio di ogni anno e per dieci anni la spesa del Pentagono e quella sociale ed erano intesi proprio a stimolare compromessi per evitarli. Non è stata invece inclusa nell'intesa una estensione dei sussidi straordinari di disoccupazione, voluta da molti democratici ma osteggiata dai repubblicani. Milioni di sussidi sono in scadenza tra dicembre e i primi mesi del 2014.

Una volta abbandonate le speranze di raggiungere quello che era stato battezzato un "grand bargain" - un grande accordo in grado di riformare l'intera legislazione sulle imposte e gli entitlements, i programmi pensionistici e di assistenza sanitaria per gli anziani - democratici e repubblicani sono stati tuttavia capaci di arrivare a una tregua. E di esorcizzare lo spettro di un ulteriore shutdown che sarebbe altrimenti riapparso già in gennaio.

«Una simile incertezza sarebbe stata devastante per la nostra ancora fragile economia», ha detto il senatore Muray nell'annunciare il compromesso. Il testo dell'accordo andrà nei prossimi giorni al voto di Camera e Senato, dove se non ci saranno sorprese una maggioranza bipartisan dovrebbe avere la meglio sulle resistenze soprattutto dell'ala conservatrice repubblicana.

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