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Questo articolo è stato pubblicato il 12 dicembre 2013 alle ore 06:49.

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Risparmi superiori alla concorrenza nel minerale di ferro e un'accelerazione degli investimenti nello shale oil statunitense. Sono questi gli obiettivi di Bhp Billiton, emersi in questi giorni durante una serie di incontri con gli investitori. Per lo shale oil – in cui il gruppo australiano aveva speso oltre 11 miliardi di dollari in acquisizioni nel 2011 – verranno investiti 4 miliardi l'anno, quasi il 40% del totale, puntando ad ottenere un flusso di cassa positivo dal 2016 e una produzione di 500mila barili al giorno l'anno successivo. Entro la fine del decennio Bhp conta di generare 3 miliardi di $ l'anno dalle attività nello shale.
Quanto al minerale di ferro, il gruppo ha segnalato che il suo progetto di espansione nel Pilbara, regione del Western Australia, potrebbe costare meno rispetto alle spese affrontate allo stesso scopo da Rio Tinto. In un intervento a Houston, il ceo Andrew Mackenzie ha riferito di aver discusso con il responsabile dei minerali ferrosi, Jimmy Wilson, della possibilità di aumentare le esportazioni a un costo one-off di circa 100 $ per ogni nuova tonnellata creata. Bhp dovrebbe esportare 212 milioni di tonnellate nell'anno fiscale 2013-14 e l'espansione a basso costo riguarda ulteriori 50 milioni di tonnellate.
«Continuamo a vedere significative opportunità per futuri sviluppi nell'iron ore – ha commentato Mackenzie – Cominceremo con i progetti a minor impiego di capitale e più alti ritorni».
Rio Tinto ha fatto sapere che il suo progetto di espansione nel Pilbara potrebbe costare poco più di 120 $/tonn. La disparità di esborso potrebbe essere influenzata dalla diversa natura dei lavori necessari, ma la maggiore efficienza di capitale sarebbe comunque una bella novità per Bhp, che tradizionalmente sopporta costi elevati rispetto alla media nell'area.
I commenti di Mackenzie suggeriscono che il costo complessivodel piano di espansione sarà di 5 miliardi di $, ma i numeri potrebbero cambiare, visto che non sono ancora stati definiti i dettagli. Per il momento la società ha annunciato che spenderà 301 milioni per installare nuovi macchinari nel porto di Hedland, da dove i carichi di minerali ferrosi prendono il largo per la Cina. Non è un mistero d'altronde che uno degli anelli più deboli della catena sia proprio il carico dei materiali nel terminal marittimo.
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