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Questo articolo è stato pubblicato il 12 dicembre 2013 alle ore 09:56.
L'ultima modifica è del 12 dicembre 2013 alle ore 17:16.

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Mario Draghi (Ap)Mario Draghi (Ap)

BRUXELLES – Il presidente della Banca centrale europea Mario Draghi ha avvertito stamani che la nascita di una unione bancaria non può essere considerata «una panacea» nell'obiettivo di stabilizzare la zona euro. È un aspetto «necessario ma non sufficiente» per spezzare il circolo vizioso tra bilanci bancari e bilanci sovrani. A proposito delle prossime valutazioni dei conti bancari, il banchiere centrale ha spiegato che le obbligazioni pubbliche verranno valutate «come qualsiasi altro attivo».

«L'unione bancaria non è una panacea per stabilizzare definitivamente l'unione economica e monetaria – ha spiegato Draghi davanti al Parlamento europeo a Strasburgo –. Progressi su altre riforme sono necessari. Spero che le prossime elezioni europee del 2014 siano l'occasione di un dibattito sul rafforzamento dell'architettura della zona euro». I governi stanno negoziando la nascita di un meccanismo europeo di gestione delle crisi bancarie, da associare alla vigilanza unica presso la Bce.

Durante il dibattito a Strasburgo, è intervenuto anche il commissario agli affari monetari Olli Rehn, esortando lo stesso Draghi «a convincere il consiglio direttivo» dell'istituto monetario «a definire un meccanismo di accesso al credito». L'uomo politico finlandese, candidato alla presidenza della Commissione nel 2014, si è riferito al programma inglese funding for lending, che prevede rifinanziamenti della Banca d'Inghilterra alle banche sulla base dei loro prestiti alle imprese.
Su questo aspetto Draghi ha detto: «Se mai dovessimo decidere a un certo punto una nuova operazione di rifinanziamento a lungo termine, questa sarà preparata e messa a punto in modo da facilitare i flussi di credito all'economia».

A breve la Bce valuterà i bilanci bancari prima di assumere la vigilanza creditizia. Nelle sue intenzioni c'è anche l'obiettivo di rassicurare gli investitori sullo stato di salute delle banche, facilitare il rifinanziamento degli istituti di credito sui mercati, e quindi rilanciare i prestiti all'economia.

Rispondendo a una domanda su come la Bce intende valutare le obbligazioni pubbliche nei bilanci bancari, Draghi ha sottolineato che i titoli sovrani verranno giudicati «come qualsiasi altro attivo». Preoccupa, dentro e fuori la Bce, il fatto che molti istituti di credito non diversifichino a sufficienza gli attivi in bilancio, accettando una sovraesposizione al debito nazionale, e complicando in questo modo il tentativo di spezzare il legame tra bilanci sovrani e bilanci bancari.

Parlando al Financial Times, il capo economista della Bce Peter Praet ha detto che la banca potrebbe chiedere agli istituti di credito di dotarsi di una quota di capitale a fronte dei titoli di Stato detenuti in bilancio per scoraggiare un acquisto eccessivo di obbligazioni e viceversa incentivare il credito all'economia. Infine, in tema di politica monetaria, Draghi ha confermato stamani che la Bce non vede rischi di deflazione. Tuttavia quest'ultima «è pronta e capace di agire» per evitare una spirale deflattiva.


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