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Questo articolo è stato pubblicato il 12 dicembre 2013 alle ore 14:04.
L'ultima modifica è del 12 dicembre 2013 alle ore 17:15.

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Alenka Bratusek (Ap)Alenka Bratusek (Ap)

La Slovenia del premier Alenka Bratusek è salva per un soffio. «Se avesse superato quota 5 miliardi - secondo Carlos Ortiz, economista di UniCredit AG a Londra - il governo avrebbe dovuto chiedere aiuto per il (sesto) salvataggio» in Eurolandia.
Invece le otto principali banche slovene avranno bisogno di soli 4,7 miliardi di euro per essere sufficientemente ricapitalizzate, una cifra giusto appena inferiore ai cinque miliardi messi assieme dal Paese a tutela del suo sistema bancario e superiore alle stime circolate nei giorni scorsi. La cifra è stata fornita dallo stesso governatore della banca centrale slovena, Bostjan Jazbec, dopo gli stress test effettuati sulle banche del piccolo paese alpino.

Per i tre istituti di credito maggiori, Nova Ljubljanska, Nova Kreditna Maribor e Abanka Vipa, epicentro del terremoto finanziario, servono 3,12 miliardi.
La Slovenia, in recessione dal 2011, era tra i Paesi candidati ad un salvataggio economico europeo, proprio per lo «stato drammatico del settore bancario, con un elevato numero di crediti in sofferenza», spesso forniti per amicizia e non su basi economiche, come riferiscono i media locali.
La ricapitalizzazione delle banche farà balzare il debito pubblico sloveno al 75,6% del Pil. Il ministro delle Finanze ha precisato che comunque le tre banche dovranno ricapitalizzarsi per 2 miliardi in contanti e per 1 miliardo tramite obbligazioni. Tra gli altri istituti, Raiffeisen Slovenia ha bisogno di 113 milioni di euro, Unicredit Slovenia di 14 milioni e Hypo Alpe-Adria Bank di 221 milioni di euro.

SODDISFATTA LA UE: «Oggi è chiaro che la Slovenia può procedere con la riparazione del suo sistema finanziario senza chiedere aiuti alla Ue»: lo ha detto il commissario agli affari economici, Olli Rehn, commentando i risultati degli stress test sulle banche slovene. «È una buona notizia che dimostra come la ripresa della zona euro sia solidamente in corso», ha aggiunto.
Rehn ha ricordato che gli stress test sulle banche slovene pubblicati oggi erano stati chiesti «con urgenza dal Consiglio europeo per affrontare gli squilibri del Paese».
E sono stati effettuati da un organismo indipendente in stretto contatto con Bce e Commissione Ue.
Rehn chiede che ora la Slovenia «attui la strategia di risanamento e modernizzazione delle banche descritta oggi dalle autorità slovene». E deve poi «andare avanti con l'agenda di riforme economiche che prevede privatizzazioni e riforme dei regolamenti per migliorare l'ambiente imprenditoriale». La Commissione «continuerà a monitorare i progressi del Paese».

Nell'ambito della strategia di privatizzazione, che sarà completata entro dicembre 2013 con la dismissione di ulteriori partecipazioni statali, il Governo sloveno ha varato, agli inizi di giugno, una prima lista di 14 imprese slovene partecipate da privatizzare, nei settori: telecomunicazioni (Telekom Slovenije), finanziario (NKBM), chimico (Cinkarna Celje), trasporti aeroportuali (Adria Airways, Tehnika e Aeroporto di Lubiana), turismo (Terme Olimia), metalmeccanica (Unior), alta tecnologia (Fotona), fieristico (Gospodarsko Razstavisce), articoli sportivi (Elan), graficocartario (Aero), cartario (Palma) e agroalimentare (Zito).

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