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Questo articolo è stato pubblicato il 12 dicembre 2013 alle ore 22:58.
L'ultima modifica è del 12 dicembre 2013 alle ore 22:59.

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La commissione Bilancio della Camera ha accantonato l'emendamento del Pd (prima firma Fanucci) che introduce la cosiddetta "web tax" (tassazione in Italia delle attività di raccolta pubblicitaria e di commercio elettronico svolta dalle multinazionali che fanno profitti su internet, da Google a Amazon) in attesa della sua riformulazione.

L'accantonamento è stato proposto dal relatore Maino Marchi (Pd) e appoggiato dal governo, con il viceministro Stefano Fassina. Da segnalare l'intervento contrario alla Web tax dell'altro deputato del Pd, Giampaolo Galli, per il quale l'imposta viola le norme Ue e Wto.

«Nessun passo indietro sulla web tax. Il gruppo Pd, insieme agli altri gruppi parlamentari che hanno sottoscritto il mio emendamento, è fermamente convinto della necessità di portare a termine la battaglia che abbiamo iniziato», ha dichiarato in serata Edoardo Fanucci (Pd), primo firmatario dell'emendamento. «Le opinioni del mio collega di partito Giampaolo Galli - ha affermato Fanucci - per quanto rispettabilissime, restano quindi a titolo personale. Sull'emendamento, oggi accantonato in Commissione Bilancio c'è ampia condivisione».

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