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Questo articolo è stato pubblicato il 13 dicembre 2013 alle ore 06:49.

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PADOVA
Non sono bastati 50 anni per chiudere la pratica dell'idrovia Padova-Venezia; e l'incidenza della crisi sul ritardo infrastrutturale del Paese, con il taglio degli investimenti e il blocco dei cantieri, non promette nulla di buono.
I primi soldi per il collegamento fluviale tra le due città, 6,6 miliardi di lire, furono stanziati con legge 92 del 1963; era previsto, peraltro, un ulteriore intervento di 1 miliardo di lire dai due Comuni e dalle due Province venete. E di soldi, nel tempo, ne sono stati spesi con generosità, stanziati da Stato, Regione Veneto e Ferrovie: dal 1976 sino al 1990, altri 47 miliardi e 143 milioni. Numeri presenti nello studio di fattibilità (della Regione Veneto) degli interventi per ultimare l'opera, che risale al luglio di quest'anno, a quasi mezzo secolo (1964) dal progetto generale del genio civile di Venezia.
In questi cinque decenni, la costituzione del Consorzio Idrovia Padova-Venezia tra i due Comuni e le due Province (1965; sciolto nel marzo 1988); e opere di vario genere; ma non risulta che una chiatta commerciale abbia mai utilizzato il tracciato. Sono state realizzate conche di navigazione, ponti stradali e ferroviari, chiuse mobili, sottopassi, banchinaggi e sezioni di canale; ma l'asse idroviario risulta realizzato solo a tratti. Peraltro i lavori sono stati eseguiti prima della legge 16/2000, che ratifica un accordo europeo sulle vie navigabili: e che pone nuovi criteri relativi alle dimensioni dei canali e dei mezzi destinati ad attraversarli. Comunque sia, secondo lo studio, per completare il tracciato (oltre 27 km, tra i Comuni di Padova, Saonara, Vigonovo, Strà, Fossò, Camponogara, Dolo, Mira e Venezia) in classe Va (e cioè in regola con la normativa comunitaria) sono necessari 384 milioni di euro (nuovi tratti, ma anche espropri e altro); che diventano 461 milioni con opere aggiuntive per migliorare la sicurezza idraulica del sistema Brenta-Bacchiglione.
L'idea iniziale era di un canale navigabile per il transito di merci tra laguna veneta e entroterra padano. Non sorprende che l'asse inizi dalle parti del terminal della società Interporto di Padova, centro logistico intermodale che si sviluppa su una superficie di oltre un milione di mq. Ma il presidente, Sergio Giordani, alla fine dei lavori ci crede poco: «Troppi soldi, non se ne farà nulla».
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