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Questo articolo è stato pubblicato il 13 dicembre 2013 alle ore 06:47.

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All'indomani della scadenza del record date, resta più che mai incerto l'esito dell'assemblea Telecom chiamata il 20 dicembre a valutare l'eventuale revoca del consiglio per il supposto conflitto d'interessi di Telco denunciato da Findim. Secondo indicazioni attendibili, infatti, la partecipazione del capitale all'adunanza potrebbe aggirarsi tra il 45% e il 50% (senza tener conto dell'incognita BlackRock), comunque un'affluenza superiore a quella delle ultima assemblea di aprile dove era rappresentato il 44,4% del capitale ordinario.
I dati ufficiali sulle azioni depositate che stanno affluendo dalle banche alla società non dovrebbero esserci prima di lunedì, ma il deposito delle azioni non significa che tutti i titolari si presenteranno effettivamente in assemblea. Pare infatti ancora elevata la percentuale degli incerti che attendono l'evoluzione degli eventi per prendere una decisione definitiva. Se si presentasse solo il 45% del capitale, Telco, che detiene il 22,4%, avrebbe gioco facile: la revoca non passerebbe. Ma anche col 50% lo scenario sarebbe incerto. Il proxy advisor francese Frontis, pur condividendo i timori di conflitto d'interessi, ha però raccomandato di non votare a favore della revoca del board perchè questo aggiungerebbe incertezza. Gli investitori transalpini, che alla data di stacco della cedola erano ben rappresentati, potrebbero adeguarsi. Col 2,2% (per conto di clienti) c'era infatti Bnp-Paribas, uno dei tre global coordinator del convertendo. Ma c'era anche SocGen con l'1,7% e Credit Mutuel con lo 0,3%. In tutto un pacchetto del 4,2% che, se presente e allineato con le indicazioni di Frontis, sposterebbe l'ago della bilancia a favore di Telco. BlackRock potrebbe ancora fare la differenza con il suo 5,13%. Nelle assemblee precedenti il fondo Usa si è sempre palesato, anche se magari non con l'intera quota. È presumibile che non cambierà atteggiamento, anche se la sua posizione sarà oggetto di attenzione, per l'eccezione ottenuta nell'allocazione del convertendo, del quale BlackRock si è aggiudicata 200 milioni pur non essendo l'emissione destinata agli investitori americani.
In ogni caso la percentuale del dissenso si prospetta ampia, soprattutto da parte dei fondi Usa, dopo che i due proxy advisor americani Iss e Glass Lewis sono stati compatti nel raccomandare la revoca del board Telecom, per il concreto rischio di conflitti d'interesse. Sull'orientamento degli investitori istituzionali ha pesato in particolare la delibera del Cade che ha ritenuto non compatibili con gli impegni antitrust i nuovi accordi Telco. In sostanza l'Authority brasiliana ha puntato il dito sui conflitti d'interesse nel Paese che per Telefonica rappresenta il 23% dei ricavi e per Telecom l'unica, importante, area di crescita rimasta dopo la frettolosa cessione di Telecom Argentina. Una decisione che ha aperto la porta al rischio di uno spartizione di Tim Brasil tra i concorrenti su piazza, opzione che però il management Telecom non ha intenzione di percorrere.
Di spezzatino non parla però il Cade. Per concedere l'ok ex-post all'acquisizione del 50% di Vivo da Portugal Telecom, il Tribunale dell'Authority – secondo quanto riferisce il sito ufficiale – ha deciso che Telefonica non debba detenere «alcuna posizione finanziaria diretta o indiretta in Tim Brasil». «In alternativa – si legge nella comunicazione del Cade – l'acquisizione potrebbe essere approvata subordinatamente all'ingresso nel capitale di Vivo di un altro soggetto con esperienza nel settore e senza partecipazioni in altri operatori telefonici in Brasile», ingresso che precisa l'Antitrust di Brasilia dovrebbe portare alla condivisione del controllo del primo operatore mobile del Paese. Il Cade ha anche «stabilito una deadline confidenziale per l'adozione di una delle due alternative». Per le regole brasiliane, i tempi concessi per adeguarsi alle disposizioni variano da 12 a 18 mesi. Secondo indiscrezioni attendibili, Telefonica potrebbe aver spuntato il termine più ampio di un anno e mezzo che le consentirebbe di scavallare la scadenza degli accordi Telco del febbraio 2015. Il tempo sufficiente cioè per trovare una sistemazione al problema delle sovrapposizioni delle attività con Telecom in Sudamerica e di decidere cosa fare con Telecom Italia, se salire cioè o meno al 100% nel capitale di Telco. Uno scenario che eviterebbe agli spagnoli di ricorrere contro l'Antitrust brasiliano. Qualche giorno fa, Telefonica aveva comunicato, su sollecitazione della Consob, di non essere in grado di esprimere le proprie determinazioni a riguardo, perchè non ancora in possesso della notifica ufficiale del Cade. Situazione per ora invariata, anche se la Consob ha reiterato la sollecitazione di informare tempestivamente il mercato non appena possibile.
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