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Questo articolo è stato pubblicato il 13 dicembre 2013 alle ore 16:55.
L'ultima modifica è del 13 dicembre 2013 alle ore 18:57.
Doveva essere (promessa proferita ad ottobre dal ministro dello Sviluppo Flavio Zanonato) uno sconto da tre miliardi di euro sulle bollette energetiche da garantire in tempi rapidi a tutti gli italiani, imprese e famiglie. Dopo attente verifiche e una serie di rinvii l'impegno si trasforma in qualcosa di ufficiale, con il via del Consiglio dei ministri ai provvedimenti dell'ultimo "pacchetto sviluppo". Ma con un ritocco al ribasso, sull'onda del ridimensionamento già annunciato nei giorni scorsi dal premier Enrico Letta, che aveva parlato di uno "sconto" che per il momento non avrebbe superato i 600 milioni di euro.
Cifra che al termine della riunione a Palazzo Chigi Zanonato ha poi voluto nuovamente ritoccare, ma di poco, al rialzo: 850 milioni. Che valgono qualcosa come il 3% o poco più delle bollette domestiche, ovvero una ventina di euro l'anno per una famiglia media. E un po' di linfa vitale alle imprese, che vedono proprio nel costo dell'energia uno dei principali oneri che ne minano la redditività e la competitività internazionale.
Si procederà con una serie di misure che il Governo, dopo una sequenza di bozze di lavoro e di assestamenti, ha "spacchettato" dividendole tra il disegno di legge collegato sulle agevolazioni alle imprese e il decreto legge "Destinazione Italia".
Il primo provvedimento si apre proprio assegnando al tema dell'energia una delega al Governo perché provveda entro 180 giorni ad adottare "uno o più decreti legislativi" per rimodulare, evidentemente al ribasso, gli oneri previsti dalla componete A3 della bolletta elettrica, quella che riguarda i cosiddetti "oneri di sistema" alimentati prevalentemente dai sussidi alle energie rinnovabili. Segue un articolo dedicato alla riforma della rete di distribuzione dei carburanti per autotrazione. Questione antica, mai davvero risolta.
Ma per entrare intanto nel vivo dei provvedimenti energetici (o almeno a tentare di farlo) ecco quanto previsto del decreto "Destinazione Italia", che riprende molte delle misure già ipotizzate, e poi rinviate, nei passati provvedimenti sullo sviluppo.
In campo c'è un intervento combinato per incidere al ribasso su molte delle componenti più controverse, e di pesantezza crescente, dei costi finali dell'energia ora spalmati sulla bolletta: dagli oneri per finanziare le rinnovabili, che si promette di mitigare ricalendarizzando i rimborsi su un periodo più lungo, fino al "ripensamento" di una misura pensata qualche anno fa per garantire un uso più corretto dell'energia: attutire i picchi giornalieri della richiesta di elettricità, razionalizzando così il sistema di produzione e distribuzione, con l'introduzione (come si è fatto) della tariffa multioraria, più cara di giorno e più tenue di notte e nei festivi.
Per mitigare gli oneri sulle bollette determinati dai sussidi alle rinnovabili vengono chiamati i beneficiari ad una rimodulazione temporale volontaria dei rimborsi (già prevista dal "piano Zanonato" del decreto Fare) spalmandoli su un periodo più lungo, ovvero 7 anni in più rispetto agli attuali 15 o 20 anni, in cambio della possibilità di avere agevolazioni sull'ammodernamento degli impianti per prolungarne la vita utile.
L'impatto positivo della misura sulle bollette vale, secondo le valutazioni espresse da Zanonato dopo il Consiglio dei ministri, "teoricamente" sui 700 milioni annui. Teoricamente perché la cifra si realizzerebbe solo con una adesione significativa degli operatori all'offerta di dilazionare i rimborsi. Si aggiungerebbero poi 150 milioni - stima sempre Zanonato - da una modifica del meccanismo di remunerazione del cosiddetto "ritiro dedicato", ovvero l'opzione per i produttori di energia rinnovabile di conferire direttamente al Gse l'elettricità così prodotta.
Qualcosa, ma "molto poco" - per ammissione dello stesso Zanonato – dovrebbe invece venire dall'annunciato ripensamento delle attuali tariffe biorarie, che erano teoricamente convenienti quando l'energia di notte costava tendenzialmente di meno ma ora addirittura più onerose visto che di giorno gran parte del fabbisogno è coperto proprio dalle rinnovabili che "scalzano" il termoelettrico grazie alla priorità nel ritiro e dispacciamento, salvo il fatto che il termoelettrico si rifà almeno in parte proprio di sera con prezzi trainati forzosamente ai rialzo.
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