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Questo articolo è stato pubblicato il 16 dicembre 2013 alle ore 22:27.

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"L'Europa per i migranti": una petizione italiana per una strategia comune europea sui flussi migratori, è stata discussa in Commissione Petizioni al Parlamento Europeo.
Dal 1988 sono morte lungo le frontiere dell'Europa più di 19 mila persone, oltre 2mila solo nel 2011, 590 nel 2012 e già 963 nel 2013. I dati reali però sono di gran lunga superiori, non tutti i decessi si riescono a registrare. Troppi, in cerca di una vita migliore, sono partiti, ma i loro corpi non sono mai arrivati, sono rimasti dispersi nelle acque del Mediterraneo.
I principali flussi migratori, secondo i dati forniti da Frontex, l'agenzia di sorveglianza delle frontiere esterne dell'UE, provengono da Siria, Eritrea, Somalia, Afghanistan, Egitto e Libia.

Obiettivo della petizione, presentata da due cittadini italiani, Emiliano Fatello e Gabriele Moccia, è quello di creare un coordinamento del fenomeno migratorio tra i Paesi membri, i Paesi di origine dei migranti e i Paesi di transito. Secondo i promotori fondamentale è il ruolo delle tante organizzazioni non governative: le associazioni, le università, la società civile e le istituzioni che già quotidianamente sono impegnate nell'accoglienza dei migranti in arrivo e devono essere sempre più valorizzate dalle Istituzioni europee.

Per Fatello e Moccia si tratta di intraprendere una azione a lungo termine che parta dalla creazione degli stati generali sui flussi migratori :«non si capisce perché non si rendano protagoniste nella costruzione di politiche migratorie le tante ong impegnate ogni giorno nell'accoglienza dei migranti».

Secondo l'eurodeputata del Popolari Europei Erminia Mazzoni, presidente della Commissione Petizioni, «sono questioni che devono essere affrontate in modo organico ed in chiave europea e non solo quando il mare si riempie di corpi». Durante la discussione è intervenuto anche il direttore generale di Frontex lkka Laitinen, che ha ribadito che il numero dei migranti che partono su imbarcazioni inadeguate è nettamente superiore rispetto al periodo della primavera araba «la situazione è persino peggiorata da quel momento, la sfida principale è quella di individuare piccole barche nel Mediterraneo, il ruolo di controllo spetta agli stati membri in questione e al Paese coinvolto».

Mentre la Commissione Europea , rappresentata dal funzionario degli Affari interni Giulio Di Blasi, sostiene che si stia già avviando un approccio di collaborazione con le diverse organizzazioni non governative, dal giorno dopo la tragedia di Lampedusa.
«Dove troviamo i soldi per tutti questi interventi ? - ha chiesto l'eurodeputato del PPE Peter Jahr - l'immigrazione da quando è sorto questo processo di democratizzazione è persino aumentata».

«Comprendiamo i costi delle operazioni di Frontex, ma chiediamoci piuttosto dove prendiamo i soldi per coprire le spese per correre sempre dietro allo stato d´emergenza di una situazione ancora di grave difficoltá» ha concluso Fatello.

Anche secondo l'europarlamentare Victor Bostinaru dei Socialisti e Democratici la prossima legislazione dovrà per forza rivedere le politiche sull'immigrazione «non possiamo far si che la tragedia di Lampedusa, diventi normalità o un semplice gioco di regole».

La petizione rimane aperta in attesa di una più profonda discussione con il mediatore europeo ma «la Commissione e Frontex non possono lasciarci ad una dimensione strettamente nazionale, è necessaria – ha concluso la Presidente della Commissione Petizioni- una direttiva che disciplini accoglienza e richieste d'asilo a livello Ue, e non solo in maniera emergenziale e con grande dispendio economico e di diritti umani».

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