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Questo articolo è stato pubblicato il 17 dicembre 2013 alle ore 06:42.
L'ultima modifica è del 19 giugno 2014 alle ore 11:10.

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Nell'ambito del caso Shalabayeva, la Procura di Roma ha aperto un fascicolo sull'Eni, dopo che un presunto dirigente del colosso energetico italiano, intervistato in forma anonima dalla trasmissione televisiva Report, ha parlato di un supposto ruolo dell'ente petrolifero nella vicenda. «Eni si ritiene totalmente estranea a questa vicenda» ha precisato l'amministratore delegato Paolo Scaroni.

L'inchiesta del pm Eugenio Albamonte ora conta una nuova pista. Secondo il testimone anonimo che ha parlato in tv, l'azienda sarebbe stata contattata dal governo kazako per individuare il dissidente, ricercato per presunti reati di tipo finanziario in Russia, Kazakhstan e Ucraina. «È stata proprio Eni a depositare un esposto alla Procura di Roma perché accertasse i fatti e le asserzioni rese nella trasmissione che Eni ritiene false e lesive della propria immagine», ha spiegato Scaroni.

Ma al di là del ruolo di Eni, tutto da verificare, gli atti d'indagine si stanno concentrando su altre questioni, ritenute oscure dagli inquirenti. A partire dalla lettera del 18 maggio 2013 con cui la società di investigazioni israelita Gadot, ha dato mandato all'italiana Sira investigazioni di individuare il dissidente Ablyazov. Una missiva che lascia perplessi, soprattutto perché la società straniera è a conoscenza del luogo di residenza di Ablyazov, in via di Casal Palocco a Roma.

Un'informazione che non è chiaro come sia giunta in Israele. Poi c'è un altro elemento che infittisce la vicenda e che riguarda due ex delle forze dell'ordine, dipendenti della società di investigazioni private italiana: Mario Trotta, ex del Comando legione carabinieri del Lazio, e Gaetano Del Ferro, ex agente di polizia. I due erano appostati nelle vicinanze della villetta di via di Casal Palocco, quando il 29 maggio scorso la polizia fece il blitz bloccando la Shalabayeva e la figlia di sei anni. In particolare, è proprio il ruolo di Del Ferro a far sorgere alcuni interrogativi. L'uomo è stato interrogato lo stesso 29 maggio ed ha raccontato che «sono pensionato ex appartenente ai ruoli della polizia di Stato con la qualifica di sostituto commissario» oltre a precisare che «da pochi giorni collaboro con un'agenzia di investigazioni denominata Sira».

Dai controlli della Squadra mobile è emerso che per due volte, nel 2006 e nel 2008, Del Ferro aveva smarrito un «badge» di proprietà del Ministero della Difesa, oltre che denunciare «alla stazione dei carabinieri di Settecamini (Roma) lo smarrimento del documento di riconoscimento nr. DG1635 del Ministero della Difesa». In apparenza, dunque, un ex agente di polizia. Tuttavia, da successivi accertamenti «presso l'Inps» è emerso che «il Del Ferro non risulta percettore di redditi, anche pensionistici o contributi vari, da enti dello Stato».

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