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Questo articolo è stato pubblicato il 17 dicembre 2013 alle ore 15:36.
L'ultima modifica è del 17 dicembre 2013 alle ore 16:50.

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Il Tribunale di Ascoli Piceno ha dichiarato fallito l'Ascoli 1898 che milita in Lega Pro (la ex serie C). Un epilogo triste per il club marchigiano, gravato da debiti per oltre 35 milioni, che ha disputato 16 stagioni in serie A e ha vissuto la sua epoca d'oro negli anni '80 sotto la presidenza di Costantino Rozzi. Ma un epilogo anche inevitabile viste le vicissitudini societarie degli ultimi mesi.

Il 30 settembre 2013, Roberto Benigni ha lasciato dopo 14 anni lascia la presidenza della società, pur restando proprietario del club, e al suo posto era subentrato il genero Guido Manocchio, che però si è dimesso dopo appena 36 giorni insieme a tutto il Cda. Il 18 novembre 2013 Costantino Nicoletti è diventato il nuovo e "ultimo" presidente dell'Ascoli Calcio.

Questi cambi societari però non hanno permesso di dare un assestamento ai conti. Qualche giorno fa si è anche arenata la trattativa per la cessione del club tra Roberto Benigni e l'imprenditore campano Luigi Izzo.

Vista la situazione debitoria e patrimoniale del club il collegio, composto da Raffaele Agostini, Mariangela Fuina e Carlo Calvaresi, ha nominato curatore fallimentare della società calcistica Franco Zazzetta, che si avvarrà della collaborazione di due ex giocatori bianconeri: Walter Gibellieri ed Emidio Verdecchia.

Il Tribunale di Ascoli Piceno ha anche disposto il sequestro conservativo del 35% del capitale sociale della Sopren srl, società amministrata da Benigni. Il provvedimento risale a due mesi fa, ma se n'è avuta notizia solo oggi, a margine dell'udienza che ha dichiarato il fallimento dell'Ascoli calcio.

Il sequestro è stato disposto su istanza della Banca dell'Adriatico, creditrice dell'Ascoli calcio. L'istituto di credito temeva la sottrazione di garanzie per circa tre milioni di euro prestate da Benigni in favore dell'Ascoli fra il 2009 e il 2010.

Il Tribunale ha nominato custode delle azioni (solo per la normale amministrazione) Silvia Benigni, che ha proposto opposizione contro il provvedimento cautelare.

Nel corso dell'udienza di oggi, i legali i legali delle società che hanno presentato istanza di fallimento l'Azzurra Free Time e l'azienda dell'imprenditore ascolano Giancarlo Romanucci hanno sollecitato un pronunciamento immediato di fallimento: la sentenza bloccherebbe infatti crediti per 900mila euro che l'Ascoli vanta con la Lega di Serie B per la passata stagione calcistica, fondi che in assenza della dichiarazione di fallimento il Tribunale di Milano assegnerebbe giovedì prossimo a istituti bancari verso i quali la società bianconera è a sua volta debitrice.

La somma potrebbe invece essere utilizzata dal curatore fallimentare che verrà nominato dal tribunale per l'esercizio provvisorio, per portare a termine il campionato di Lega Pro Prima Divisione.

Il fallimento dell'Ascoli potrebbe essere il primo di una nuova ondata di default dei club delle serie minori. Con la crisi economica infatti i club professionistici in Italia sono già scesi in questi anni da 132 a 101 e l'anno prossimo la vecchia serie C varerà la sua riforma con la riduzione del numero complessivo di squadre da 69 a 60. Una riforma "agevolata" in queste stagioni prorpio dai fallimento e dalla rinunce dei club di fronte a un sistema di regole finanziarie di amminissioni ai campionati diventati oggi le più severe in Europa.

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