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Questo articolo è stato pubblicato il 18 dicembre 2013 alle ore 11:44.

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E' la "mani pulite" turca scaturita sullo sfondo della faida interna scoppiata tra il movimento religioso di Fetullah Gulen e il premier Recep Tayyip Erdogan.

Gli inquirenti di Istanbul e Ankara hanno compiuto una maxioperazione all'alba, arrestando 37 persone per corruzione e turbativa d'asta, tra cui Suleyman Aslan, ceo della Halk Bank, una banca statale e i figli di tre ministri del governo turco di Erdogan. Si tratta di Baris Guler, figlio del ministro degli Interni Muammer Guler, Salih Kaan Caglayan, figlio del titolare dell'Economia Zafer Çaglayan, e di Abdullah Oguz Bayraktardek, figlio del ministro dell'Ambiente Erdogan Bayraktar, tutti e tre accusati di corruzione.

Ma non mancano altri nomi eccellenti tra gli arrestati, come quello del magnate delle costruzioni Ali Agaoglu, dell'imprenditore azero Reza Zarrab, del presidente del municipio di Fatih, nel centro di Istanbul, Mustafa Demir, oltre ad alti funzionari dei ministeri dell'Ambiente e dell'Economia, scrive a tutta pagina il quotidiano Hurriyet.

Per ora la procura di Istanbul non ha fatto dichiarazioni sull'operazione, che scaturirebbe da tre diverse inchieste ed è basata su operazioni di sorveglianza in corso da un anno, ma secondo i media turchi gli inquirenti avrebbero mosso accuse di riciclaggio di denaro, contrabbando di oro e corruzione.

In galera sono finiti anche il direttore generale del ministero dell'Ambiente Mehmet Ali Kahraman, il consigliere del ministro Sadik Soylu, e gli assistenti di Çaglayan, Mustafa Behçet Kaynar e Onur Kaya. Gli arrestati sono accusati di aver versato e intascato tangenti e di aver consegnato permessi edilizi per aree protette in cambio di denaro.

Il ministro degli Interni ha rinviato la visita a Sofia prevista per oggi, e anche quello dell'Economia ha annullato una serie di appuntamenti pubblici. Alla guida dell'operazione di stamani c'è il procuratore Zekeriya Öz, noto al grande pubblico turco per la sua inchiesta sulla presunta organizzazione terroristica Ergenekon, che avrebbe attentato al governo ma che l'opposizione del CHP ha accusato di essere una manovra per eliminare i dissidenti laici e secolari alla politica del governo filo-islamico.

La retata arriva il giorno dopo le clamorose dimissioni dal partito Akp dell'ex calciatore, Hakan Sukur, oggi deputato. Una decisione che segue quella di un altro deputato dell'Akp che ha deciso di lasciare il partito di maggioranza dopo la controversa decisione del governo Erdogan di chiudere le scuole private per la preparazione agli esami, istituti gestiti dal movimento religioso di Fetullah Gulen.

«Il movimento di Gulen è ritenuto avere un forte seguito proprio nella polizia e tra la magistratura inquirente», ha detto Timothy Ash, analista londinese per i mercati emergenti presso la Standard Bank. Una chiave di lettura, che se confermata, promette a breve altre puntate ricche di suspence sulle rive del Bosforo.

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