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Questo articolo è stato pubblicato il 17 dicembre 2013 alle ore 06:40.
L'ultima modifica è del 19 giugno 2014 alle ore 11:10.

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ROMA - Insiste sulla legge di stabilità, sottolineando come il taglio del cuneo fiscale sia prioritario per la competitività del sistema industriale e per la crescita. E pur sospendendo per ora il giudizio, Giorgio Squinzi, non si fa troppe illusioni: «ho espresso anche in maniera colorita i miei timori all'inizio del percorso parlamentare e spero di non aver avuto ragione. Ma molti segnali mi dicono che forse avrò ragione. Mi auguro che alla fine prevalga il buon senso e si veda qualcosa che spinga nella direzione della ripresa».
La cifra che la manovra del governo prevede per il taglio al cuneo fiscale è ben lontana da quella che secondo il presidente di Confindustria avrebbe un impatto efficace: «per un intervento serio servivano 20 miliardi, ne avevamo chiesti 10, ora parliamo di 1,6: non faccio commenti», ha detto Squinzi all'assemblea di Confindustria Umbria, in una tavola rotonda alla quale ha partecipato tra gli altri anche il ministro dello Sviluppo, Flavio Zanonato, e moderata dal direttore del Sole 24 Ore Roberto Napoletano. Sulle risorse Zanonato ha sottolineato i vincoli che il governo si trova a dover rispettare, ma ha confermato l'impegno dell'esecutivo a varare un meccanismo automatico per destinare al taglio del cuneo fiscale le risorse che arriveranno da spending review e lotta all'evasione.
«Abbiamo indicato chiaramente che dalla legge di stabilità ci aspettavamo come prioritario un intervento forte e serio sul cuneo», ha detto Squinzi. «In un paese manifatturiero le imprese vogliono avere la possibilità di lavorare, solo dal manifatturiero può venire la crescita». Ed è ritornato sul tema dell'Imu: «non capisco perchè i terreni agricoli sono esentati dall'Imu e per i capannoni stiamo invece discutendo di un 20-30% di deducibilità».
Il presidente di Confindustria resta molto cauto sugli ultimi dati del Pil: «non ci possono confortare molto, è vero che nell'ultimo mese non siamo più in calo, ma attenzione, significa che siamo sul fondo. Ci auguriamo che nei prossimi mesi anche trascinati da un miglioramento delle condizioni economiche internazionali si possa rivedere qualche segnale in più». Le potenzialità del paese ci sono e, ha aggiunto, «non farei l'imprenditore se non fossi ottimista. In queste condizioni trovo difficile esserlo. Però la responsabilità è nostra, di noi italiani e del nostro paese. Se non facciamo le riforme, se non creiamo le condizioni per ritrovare la crescita rivedremo una piccola risalita da prefisso telefonico».
Il presidente di Confindustria si è soffermato anche sull'indicazione di Matteo Renzi, leader del Pd, sul dare la priorità a una riforma del lavoro: «è totalmente condivisibile, ho ascoltano gli enunciati di Renzi. Mi auguro che seguano effettivamente fatti concreti. Il paese ne ha sicuramente grande bisogno». Squinzi ha anche apprezzato la decisione di Confindustria Umbria di accorpare le realtà di Perugia e Terni. «Ciò è nello spirito della riforma Pesenti che io ho voluto e va nella direzione di razionalizzare il sistema rappresentativo, contenendo i costi e restando capaci di rappresentare le specificità territoriali. È un giorno molto positivo per Confindustria».
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