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Questo articolo è stato pubblicato il 18 dicembre 2013 alle ore 06:50.

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BAGGIOVARA (MODENA).
Esce dal 2013 fiaccata dal rallentamento dell'edilizia su tutto lo scacchiere globale, ma la leadership dei costruttori italiani di macchine e attrezzature per ceramica non vacilla. I 1.670 milioni di fatturato con cui le 150 industrie rappresentate da Acimac si apprestano a chiudere il 2013 sono infatti una conferma (+0,2%) delle performance dello scorso anno, con una domanda estera che si è finalmente rimessa in moto (+ 0,9% dopo aver perso oltre 7 punti nel 2012) e un mercato interno debole sì, ma non preoccupante (-2,4%), al seguito di un'industria italiana di piastrelle che negli ultimi mesi sta recuperando posizioni sul fronte commerciale e lascia presagire un 2014 in miglioramento.
«Ancora una volta, il nostro settore ha mostrato una capacità di reazione sorprendente – afferma il presidente di Acimac, Fabio Tarozzi, commentando il preconsuntivo diffuso ieri dal centro studi dell'associazione modenese – e le nostre aziende continuano a presidiare i mercati mondiali offrendo sempre nuove soluzioni applicative e maggiori servizi di assistenza, sacrificando le marginalità aziendali, pur di non lasciare spazio alla concorrenza internazionale». In un mercato globale che non cresce i numeri si fanno sottraendo quote di mercato ai competitor, contesa in cui inevitabilmente le piccole realtà arretrano a vantaggio dei big. «Per questo come associazione – prosegue Tarozzi – teniamo alta l'attenzione sui temi dell'aggregazione tra imprese, la sola via per mantenere e migliorare la nostra leadership mondiale».
E per questo un gruppo come la System di Fiorano Modenese – 300 milioni di fatturato, per i tre quarti export, e 1.300 dipendenti in 26 Paesi del mondo – si può permettere invece di prevedere un 2014 in crescita a doppia cifra, dopo il +10% con cui la divisione Ceramics, che vale oltre la metà del consolidato, chiude il bilancio di quest'anno. «I risultati non arrivano per caso, si costruiscono – afferma il fondatore e presidente di System, Franco Stefani – e noi abbiamo seminato abbastanza valore sul mercato da mettere a budget per il 2014 un ulteriore, consistente sviluppo. Non è una questione del marchio vincente del made in Italy, ma di attenzione aziendale costante alla ricerca, alle tecnologie e all'internazionalizzazione. Su 300 milioni di fatturato spesiamo ogni anno quasi 6 milioni per la ricerca applicata. Con macchine innovative come la pressa Gea ad alto risparmio energetico siamo in grado di tenere a distanza la concorrenza cinese. E sui mercati esteri stiamo scommettendo dagli anni Ottanta senza soluzione di continuità. Il problema è che mentre io ristrutturo, riorganizzo e investo nelle mie aziende, il sistema Paese è rimasto fermo al 1948».
Ricette e questioni note che si scontrano con un'industria cliente sofferente (i produttori mondiali di piastrelle assorbono oltre il 76% delle vendite Acimac) e costretta a spostare fabbriche e macchinari lì dove c'è domanda, per gli alti costi di trasporto di un prodotto maturo a basso valore aggiunto. «Le nostre tecnologie per la ceramica – conferma il direttore di Acimac, Paolo Gambuli – sono installate oggi in ogni angolo del mondo, dall'Asia alle Americhe, dal Medio Oriente al Nord Africa, con un peso dell'export che tocca l'80% e i 1.300 milioni in valore. Siamo arrivati all'estate temendo il peggio, ora ci affacciamo al nuovo anno con indicatori macroeconomici e di settore che ci lasciano prevedere una moderata crescita. La presenza nel 2014 di Tecnargilla, la nostra fiera biennale di riferimento, stimolerà sicuramente il mercato».
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