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Questo articolo è stato pubblicato il 19 dicembre 2013 alle ore 12:21.
L'ultima modifica è del 19 dicembre 2013 alle ore 12:43.

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Un simpatizzante del partito filonazista Alba Dorata (Ap)Un simpatizzante del partito filonazista Alba Dorata (Ap)

La Grecia che si dibatte tra crisi economica e marginalizzazione politica, ha sospeso il finanziamento pubblico al partito filo-nazista Chrysi Avgì (Alba Dorata), con 241 voti a favore e 26 contrari su 272 votanti. A ottobre era stata approvata una legge per lo stop al finanziamento di forze politiche nel caso che il leader o un decimo dei deputati dell'unica camera esistente siano accusati (non condannati) di complicità in organizzazione criminale o atti di terrorismo, escludendo i reati per corruzione o turbativa d'asta pubblica, una estensione che avrebbe creato molti problemi anche ad altri partiti presenti in Parlamento. Il leader di Alba Dorata, Nikos Michaloliakos, e otto dei 18 deputati, sono sotto processo per banda criminale.

Il finanziamento pubblico previsto quest'anno per Alba Dorata ammontava a 873.000 euro. A favore hanno votato compatti i deputati di Nea Dimokratia (centro-destra) e del socialista Pasok - che compongono la coalizione di governo -, di Sinistra Democratica (DiMar) e del Partito Comunista (Kke) mentre i deputati del partito Greci Indipendenti si sono divisi.

Anche i deputati di Syriza (sinistra radicale, il maggiore partito dell'opposizione) hanno votato a favore, salvo Manolis Glezos, 90 anni, il leggendario partigiano che nel 1941 strappò la bandiera nazista dall'Acropoli e divenuto il simbolo della resistenza greca, il quale - a sorpresa - ha votato contro. «Coloro che violano i principi cristiani e vogliono distruggere la società greca non si combattono con le leggi ma con l'azione politica», ha dichiarato Glezos spiegando la propria decisione controcorrente. Parlando prima della votazione, il portavoce di Alba Dorata, Ilias Kasidiaris, aveva definito il proprio partito «un pilastro della democrazia e del sistema giudiziario», rifiutando le accuse.

Bocciata la commissione d'inchiesta
Il Parlamento ellenico ha respinto la scorsa notte con 167 voti contrari e 120 voti a favore (su 287 votanti) la proposta di Syriza - il partito della sinistra radicale e principale forza d'opposizione - per l'istituzione di una commissione d'inchiesta parlamentare sulla vendita dei cantieri navali di Skaramangas, nei pressi di Atene, e la mancata consegna di tre sottomarini alla marina militare greca da parte di una società costruttrice tedesca.

A favore della proposta hanno votato i parlamentari di Syriza, del Partito comunista (Kke), dei Greci Indipendenti e quelli del partito filo-nazista Chrysi Avgì (Alba Dorata). Contro hanno votato i parlamentari di Nea Dimokratia (centro-destra) e del Pasok (socialista); che formano la coalizione di governo - quelli di Sinistra Democratica (Dimar) e due deputati indipendenti.

La richiesta di Syriza riguardava l'intesa firmata il 30 settembre 2010 da parte dell'allora ministro delle Finanze, Yorgos Papaconstantinou e l'allora ministro della Difesa (e attuale vicepremier) Evanghelos Venizelos, con l'uomo d'affari Iskandar Safa, managing director della compagnia Abu Dhabi Mar, per l'acquisto della maggioranza delle azioni del cantiere navale.

Abolizione moratoria su pignoramento prima casa
Potenzialmente è un caso esplosivo nell'attuale situazione economica della Grecia. Il ministro greco per lo Sviluppo, Costis Hatzidakis, presenterà oggi in Parlamento il tanto atteso e controverso disegno di legge per l'abolizione della moratoria sul pignoramento e la vendita all'asta delle prime case da parte delle banche nel caso di mancato pagamento del mutuo. Sindacati e forze d'opposizione sono già pronti a manifestazioni di protesta di piazza.

Il disegno di legge, messo in votazione sabato 21 dicembre e richiesto dalla troika tra le condizioni per lo sblocco della tranche di aiuti, prevede comunque una serie di tutele tra cui il «congelamento» delle aste per tutto il 2014, con criteri precisi, mentre dal 2015, sarà attuato il cosiddetto "modello irlandese" per la regolamentazione dei mutui in rosso.
Secondo il ministro, i criteri previsti dal disegno di legge per la protezione della prima abitazione dalla messa all'asta sono il valore catastale della casa, la situazione patrimoniale del debitore, il suo reddito annuale e il pagamento di una rata mensile minima. Per quanto riguarda il prezzo catastale della prima casa, il tetto massimo è stato fissato a 200.000 euro, mentre il reddito annuo netto per una famiglia è stato fissato a 35mila euro. Il valore complessivo della proprietà mobiliare e immobiliare del debitore non deve superare i 270.000 euro compresi eventuali depositi bancari fino ad un massimo di 15mila euro. Infine, la rata minima mensile per un debitore con un reddito superiore ai 5.000 euro è stata fissata a 42 euro. Il problema è che in Grecia c'è un'evasione di massa e sono verosimili solo i redditi dei dipendenti e pensionati ma non quelli degli autonomi, al punto che l'80% di quest'ultimi, erano risultati al di sotto della soglia minima di esenzione.
«Si tratta - ha detto Hatzidakis alla televisione privata Mega, visto che non esiste più in Grecia la tv pubblica - di una regolamentazione equa ed equilibrata». Per il ministro della Sanità, Adonis Georgiadis, invece, «il disegno di legge non solo non fa torto ai debitori, ma concede loro una protezione eccessiva». La formazione di Syriza è di tutt'altra opinione e promette battaglia in Parlamento a difesa della prima casa di fronte alle richieste delle banche, che hanno appena ricevuto 50 miliardi di euro pubblici per la loro ricapitalizzazione.

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