Storia dell'articolo
Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 19 dicembre 2013 alle ore 06:49.

My24


ROMA. Dal nostro inviato
Il settore automotive chiede al Governo una stabilizzazione dei contributi alla ricerca e una serie di provvedimenti di semplificazione burocratica e di alleggerimento del carico fiscale. Lo ha detto ieri a Roma Roberto Vavassori, presidente dell'Anfia (Associazione nazionale della filiera dell'industria autoveicolistica), nella sua relazione all'assemblea annuale dell'associazione. Vavassori ha ricordato le cifre fondamentali di una crisi che dura ormai da almeno cinque anni: in particolare, il quasi dimezzamento delle vendite di automobili in Italia dai 2,5 milioni del 2007 agli 1,3 previsti per quest'anno, e soprattutto il crollo della produzione nazionale a meno di 400mila vetture da oltre 900mila, con un rapporto fra produzione e immatricolato pari al 28%, nettamente inferiore a quello degli altri grandi Paesi europei. Secondo le previsioni Anfia, «solo nel 2017 il mercato italiano tornerà a 1,8 milioni di vetture vendute».
Per consolidare una filiera che rappresenta ancora 1,2 milioni di posti di lavoro (compresi quelli indiretti) e contribuisce con un attivo di oltre 7 miliardi di euro alla bilancia commerciale, Vavassori ha elencato una serie di richieste al legislatore: dalla riduzione del caos normativo e della burocrazia, alla minore rigidità del mercato del lavoro, al taglio della fiscalità sull'auto «giunta a quasi 73 miliardi di euro l'anno».
Il presidente di Confindustria Giorgio Squinzi, intervenuto a conclusione dei lavori, ha detto di ritenere urgente un piano industriale del settore auto, piano che dovrà essere l'obiettivo della Consulta per l'Automotive appena avviata presso il ministero dello Sviluppo economico e fortemente voluta dall'Anfia. Tra i possibili aspetti su cui puntare per la crescita - ha detto Squinzi - «c'è il tema della mobilità sostenibile, che può diventare un progetto Paese». A questo proposito occorre «ripristinare e rendere strutturale un credito d'imposta per gli investimenti in ricerca e innovazione». Una ricerca - ha detto Squinzi - per la quale la filiera «spende quasi tre miliardi euro l'anno, il 30% della spesa privata per R&S in Italia».
Il Governo ha fatto un primo passo su questa strada con il pacchetto Destinazione Italia, ha ricordato in un messaggio registrato il presidente del Consiglio Enrico Letta, introducendo un credito d'imposta parziale e varando una nuova versione della legge Sabatini. Per quanto riguarda il credito d'imposta - ha spiegato all'assemblea Claudio De Vincenti, sottosegretario allo Sviluppo economico - «vale per il 50% delle sole spese di ricerca addizionali ed è in grado, con un esborso previsto in 200 milioni per l'erario, di attivare ogni anno investimenti addizionali per 400 milioni di euro; ciò equivarrebbe a un incremento del 4% delle spese di ricerca complessive». De Vincenti ha poi espresso la speranza che si possa arrivare a un «trattamento fiscale stabilmente migliore per le spese di R&S» e si è detto invece scettico sull'impatto di possibili incentivi al rinnovo del parco circolante, incentivi che del resto non rientrano nelle richieste della filiera (né della Fiat, uscita dall'Anfia in coincidenza con l'uscita da Confindustria). La riduzione dell'età media dei veicoli circolanti potrebbe essere ottenuta - ha detto De Vincenti - con forme di sostegno alle flotte aziendali e alle flotte pubbliche.
Viste le notizie sulla continua riduzione di credito alle imprese sono invece importanti per le aziende del settore gli strumenti messi a disposizione dalla Banca Europea degli investimenti con la collaborazione anche di Confindustria e del Governo. Romualdo Massa Bernucci, direttore delle attività in Italia della Bei, ha ricordato ieri i 6,7 miliardi di prestiti erogati dalla banca in Italia nel 2012, di cui 2,5 a piccole e medie imprese; i 18 miliardi in 5 anni al settore automotive europeo (di cui quasi un terzo è andato alla Germania e poco meno di 2 miliardi al nostro Paese). Tra le iniziative più recenti della Bei, una linea da 200 milioni di euro dedicata al finanziamento di progetti promossi da Pmi che danno lavoro ad almeno un giovane di età compresa fra i 18 ed i 29 anni e/o a Start-Up.
Vavassori ha avvertito che «il settore rischia di perdere investimenti di multinazionali che faticano a giustificarli per un mercato così piccolo». Ma un segnale incoraggiante è arrivato da Paolo Ramadori, presidente e amministratore delegato della Oerlikon Graziano Group Spa: Ramadori ha raccontato come il gruppo svizzero Oerlikon abbia investito dal 2011 150 milioni di euro nella ristrutturazione e nel rilancio della Graziano, che produce trasmissioni per macchine agricole ma anche per vetture di alta gamma.
© RIPRODUZIONE RISERVATA

Commenta la notizia

Shopping24

Dai nostri archivi