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Questo articolo è stato pubblicato il 20 dicembre 2013 alle ore 13:02.
L'ultima modifica è del 20 dicembre 2013 alle ore 16:07.

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La foto segnaletica di Bartolomeo Gagliano . (Ansa)La foto segnaletica di Bartolomeo Gagliano . (Ansa)

«Di fronte a tanta violenza, ad atti così criminali, come si fa a dire che una persona così non sia più pericolosa?». Se lo è chiesto, durante la trasmissione 'Effetto Notte le notizie in 60 minuti', su Radio24, il presidente della Società italiana di Psichiatria, Claudio Mencacci, a proposito del caso di Bartolomeo Gagliano, il serial killer evaso martedì, durante il permesso premio, dal carcere di Genova.

«Un'esperienza come quella di Izzo (ndr: uno dei "mostri del Circeo", che durante un permesso era tornato a uccidere) evidentemente non ha insegnato niente», ha commentato con amarezza lo psichiatra a Radio 24.

«Quello che noi psichiatri vogliamo è che si possa superare l'istituto degli ospedali psichiatrici giudiziari, li vorremmo poter chiudere, e li chiuderemo», ha detto Mencacci ai microfoni di Roberta Giordano, «ma vorremmo che quelle persone che hanno compiuto gravissimi reati (per lo più nei confronti delle donne) abbiano la possibilità di essere curati, come avviene nel resto d'Europa, nelle carceri. Bisogna garantire a persone che hanno una così alta potenzialità aggressiva delle cure, ma in carcere e garantire anche però la sicurezza ai cittadini».

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