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Questo articolo è stato pubblicato il 21 dicembre 2013 alle ore 08:49.

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TARANTO.
Tutto annullato. Ieri la sesta sezione della Corte di Cassazione ha revocato, senza rinvio, il sequestro da 8,1 miliardi di euro disposto dal gip di Taranto, Patrizia Todisco, sui beni del gruppo siderurgico Riva.
Nell'arco di alcuni mesi erano stati colpiti conti, titoli, partecipazioni azionarie e immobili di Riva Fire, Riva Forni Elettrici e Riva Acciaio. Ma solo per 2 miliardi e non per 8,1. Su tanto, infatti, è riuscita a mettere le mani la Guardia di Finanza. E si tratta essenzialmente di immobili. Adesso tutto verrà restituito al gruppo Riva. Prima del verdetto dei giudici, anche il sostituto procuratore generale aveva chiesto l'accoglimento del ricorso presentato per i Riva dagli avvocati Franco Coppi e Carlo Paliero.
Il sequestro del gip era scattato il 24 maggio nell'ambito dell'inchiesta per disastro ambientale dell'Ilva di Taranto. Si era trattato di un sequestro preventivo per equivalente disposto in base alla legge 231 del 2001 (responsabilità delle imprese), Gli 8,1 miliardi costituivano la stima del danno causato dall'Ilva, secondo la formulazione dei periti incaricati dal gip. Di qui, appunto, il blocco di una somma equivalente da sottoporre a confisca a conclusione dell'iter giudiziario. Secondo il gip, i Riva, non effettuando gli interventi necessari al risanamento della fabbrica, avrebbero conseguito per le loro società «un complessivo, concreto ed assai vantaggio economico» e lasciato gli impianti con «gravissime criticità strutturali e funzionali» così come accertato nel corso delle indagini. Il gip, in quell'occasione, nominò anche il commercialista tarantino Mario Tagarelli, già presidente provinciale dell'Ordine professionale, custode giudiziario dei beni sottoposti ai sigilli. Dalla stretta fu «risparmiato» solo lo stabilimento di Taranto in quanto «protetto» dalla legge 231 del 2012 che ne consente la continuitò produttiva.
Il sequestro dei beni provocò anche un «terremoto» sulla struttura del gruppo. Immediatamente, infatti, si dimise il cda dell'Ilva con Bruno Ferrante presidente ed Enrico Bondi amministratore delegato. Nel giro di pochi giorni ci fu l'intervento del Governo che con un decreto, poi convertito nella legge 89/2013, commissariò l'Ilva affidandone la responsabilità allo stesso Bondi.
Il sequestro cominciato a maggio si è poi esteso nella prima metà di settembre su altri beni dei Riva. Toccati, questa volta, quelli di Riva Acciaio a cui il gruppo reagì chiudendo sette stabilimenti nel Nord. Situazione poi sbloccata venti giorni dopo grazie all'intervento del ministero dello Sviluppo economico e ad un accordo tra Riva Acciaio, banche e custode giudiziario.
«Accogliamo con grande soddisfazione la sentenza della Corte di Cassazione che, dopo lunghi mesi di unilateralità e accanimento giudiziario nei confronti della famiglia Riva, ha finalmente giudicato con pieno spirito di terzietà l'intera vicenda - commenta Antonio Gozzi, presidente di Federacciai -. Il nostro auspicio è che partendo da questa base si possa affrontare il prosieguo della questione Ilva in un clima di maggiore oggettività e serenità». Parla invece di «pessima notizia» per Taranto il leader dei Verdi, Angelo Bonelli. «Quei soldi erano una polizza sulla vita della città e sulla salute dei cittadini» osserva ancora Bonelli con riferimento a quanto previsto dall'ultimo decreto legge sull'Ilva, il n. 136 del 10 dicembre scorso, che prevede che il commissario dell'Ilva possa usare per il risanamento «le somme sottoposte a sequestro penale».
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L'ALTRO RICORSO Controllate, forse già oggi la sentenza
Dopo la sentenza sul sequestro dei beni del gruppo Riva, adesso la Corte di Cassazione deve pronunciarsi su un altro ricorso: quello presentato dall'Ilva e dagli avvocati del commissario Enrico Bondi contro il blocco dei beni delle controllate Ilva. Anche questo scattato col provvedimento del gip Patrizia Todisco. Il relativo verdetto potrebbe essere reso noto oggi. Le controllate sono Ilva commerciale, Taranto Energia, Ilvaform, Ilva immobiliare, Immobiliare Siderurgica, Sanac, Ilva Servizi Marittimi, Innse Cilindri e Celestri.
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Le tappe della vicenda
L'INCHIESTA
Il 26 luglio del 2012
il primo atto formale
L'Ilva viene sequestrata
dalla magistratura di Taranto. Emilio e Nicola Riva vengono arrestati assieme a sei dirigenti del gruppo. L'accusa è disastro ambientale
IL DECRETO
Il 14 dicembre 2012
provvedimento "Salva Ilva"
Il Governo Monti approva
il decreto "Salva Ilva". Convertito in legge, sarà impugnato dalla magistratura di Taranto e legittimato
dalla Corte costituzionale
IL COMMISSARIO
L'1 agosto 2013 approvato
il comissariamento
Convertito in legge il decreto di commissariamento dell'acciaieria pugliese:
Enrico Bondi è commissario per l'attuazione dell'Aia,
vice è l'ex ministro Edo Ronchi
BONDI VERSUS RIVA
Il 27 novembre 2013 Bondi
fa causa per 500 milioni
Il commissario deposita al Tribunale di Milano una richiesta di risarcimento nei confronti della famiglia degli acciaieri:
dal 1995, secondo Bondi, sottrarrebbero risorse all'Ilva

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