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Questo articolo è stato pubblicato il 22 dicembre 2013 alle ore 08:50.

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È poco chiacchierato, tutti i gossip sono per il panettone o il pandoro e, in qualche territorio, riservati a dolci minori che diventano protagonisti per il Natale. Un vero peccato perché il torrone (e non dimentichiamo il mandorlato) ha molto da raccontare soprattutto perché si esprime in tanti dialetti. Insomma: uno, dieci, cento torroni per l' Italia dei campanili a tavola. Addirittura possiamo fare un tour dal Piemonte fino alla Sicilia e alla Sardegna, attraversando Lombardia , Toscana , poi scendere in Abruzzo-Molise, quindi in Campania e Calabria fino alle isole, assai importanti sulle tradizioni e la produzione di questo dolce, di cui purtroppo non abbiamo denominazioni europee come può vantare la Spagna.
Un'Italia del dolce che, come in ogni altro settore gastronomico, offre diversità (il nostro plus). Se le materie base più diffuse sono il miele, l'albume d'uovo e lo zucchero, la ricetta e i procedimenti variano a seconda dei territori di produzione a cominciare dall'ingrediente principe che può essere la mandorla, ma pure le nocciole, le noci e il sesamo. La varietà si rispecchia anche nei nomi: il mandorlato in Veneto (a Cologna Veneta in particolare, ma anche in provincia di Venezia), da cui si arguisce l'uso della mandorla, in Sicilia «la cubbaita» (dall'arabo gubbay, mandorlato), o sempre in questa terra, la giuggiolena (da giolgiolan, ovvero il sesamo che la ricopre). Sempre nell'isola si può gustare la «copata», un torrone duro in grossi pani, a base di nocciole. Ebbene le leggende sull'origine dei giacimenti gastronomici (vere e proprie forme di pubblicità d'antan) sono sempre variegate e controverse. Così pure lo è la storia del torrone (dal latino torreo: abbrustolire): chi lo riporta a origini sannite, chi arabe e chi invece lo vuole "plasmato" a Cremona per le nozze tra Francesco Sforza e Bianca Maria Visconti nel 1441, a forma del Torrazzo (torre campanaria della città). Discusse pure le origini del mandorlato fra Serenissima, arabi e per mano dei Garzotto di Cologna.
Nel tour si possono fare tante fermate golose: in Piemonte da Barbero ad Asti, Canelin a Visone, Relanghe ad Alba; in Lombardia da Bandirali a Crema, da Morlacchi a Zaniga, in Veneto da Scaldaferro a Dolo, nella Marche da Francucci a Camerino, in Abruzzo da Palmerio a Guardiagrele, in Calabria da Malavenda, in Sicilia dalla Dolceria Bonajuto a Modica o il Caffè Sicilia Noto, in Aardegna a Tonara da Pruneddu e ad Ales da Atzori.
Sine qua non
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