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Questo articolo è stato pubblicato il 23 dicembre 2013 alle ore 16:36.

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Vladimir Petkovic (Ansa)Vladimir Petkovic (Ansa)

In principio fu grande amore. Vladimir Petkovic, arrivato in Italia in punta di piedi all'inizio del campionato 2012/2013, semisconosciuto se non per pochi addetti ai lavori, arriva a Roma nell'anonimato. Una scommessa del presidente Claudio Lotito e del suo staff. Uomo di forte impatto, elegante, multilingue, nervi saldi e mai una parola fuori posto ma cocciuto e determinato.

Una stagione in cui il tecnico di Sarajevo raccoglie consensi e si mette in vetrina portando la Lazio in Europa League e soprattutto conquista definitivamente i diffidenti tifosi laziali vincendo la Coppa Italia nel modo migliore, battendo la Roma nella finale derby. Ma l'incantesimo si è spezzato. Già sulla graticola e in discussione da mesi, ieri sera è saltato il tappo. Dopo la batosta subita ieri per mano dell'ottimo Verona di Mandorlini (4-1), il tecnico è partito con la famiglia per le vacanze di Natale ma a metà strada ha ricevuto la telefonata di convocazione del presidente Lotito. Appuntamento per questa mattina in sede. Dietro front e nottataccia in vista del faccia a faccia. A mettere in discussione Petkovic, oltre ai risultati non all'altezza della stagione scorsa per quanto riguarda il campionato – mentre in Europa League i biancocelesti hanno superato il girone e si sono qualificati per i sedicesimi – sono state le voci di un accordo già raggiunto per la panchina della Nazionale svizzera che avrebbero contribuito a destabilizzare la squadra. E così, se pure dall'incontro di stamattina non sia uscita nessuna comunicazione ufficiale, sembra che le due parti abbiano trovato un accordo per una rescissione consensuale del contratto. Tutti soddisfatti tutto sommato.

Petkovic potrà annunciare presto i dettagli della sua nuova avventura elvetica, che comincerà dopo il mondiale brasiliano con la successione a Hitzfeld e Lotito potrà scegliere liberamente il nuovo tecnico laziale senza l'onere di dover mantenere a libro paga il tecnico fino alla scadenza naturale del mandato. ‘Non si può più andare avanti così. Non voglio cambiare tanto per cambiare, anche se bisogna fare qualcosa per ripartire'. Così il presidente prima del vertice risolutivo. Dunque la Lazio riprenderà il lavoro il 30 dicembre senza perdere altro tempo, anche se al momento non è ancora chiaro chi ci sarà a guidare il lavoro del gruppo. Il nome più gettonato resta quello di Edy Reja, cavallo di ritorno, e predecessore d Petko sulla panchina laziale. Un rapporto conflittuale il suo con la società ma che qualcosa bollisse in pentola si era capito. Fermo da un anno e mezzo, Reja aveva fatto sapere di non essere interessato ad un eventuale subentro a Bologna, al posto del traballate Pioli. E pare che abbia anche rinunciato alla sua richiesta di un anno e mezzo di contratto per ricominciare in biancoceleste. Lotito gli avrebbe garantito, per ora, solo un accordo per traghettare la squadra fino alla fine di questa stagione con eventuali opzioni di rinnovo legate ai risultati. I nomi alternativi, nel caso saltasse l'affare Reja, sarebbero quelli di Mimmo Di Carlo o la soluzione casalinga con la promozione di Simone Inzaghi, attualmente tecnico degli allievi nazionali. Inzaghi non ha però ancora il patentino di prima categoria. E poi resta in auge la candidatura più forte, quella di Murat Yakin, con cui la Lazio è in parola da tempo per la prossima stagione. Yakin però non è libero al momento visto che sta lavorando, e con ottimi risultati, alla guida del Basilea. Ecco perché l'esigenza di un traghettatore per il girone di ritorno.

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