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Questo articolo è stato pubblicato il 28 dicembre 2013 alle ore 15:46.
L'ultima modifica è del 28 dicembre 2013 alle ore 15:56.

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Il Milleproroghe rinvia al 30 giurgno 2014 gli sfratti abitativi per finita locazione. Ma solo per pochi.

In realtà, per come è scritta la norma, la platea di interessati potrebbe essere solo di poco più di un migliaio di inquilini. Infatti, i requisiti necessari per poter rientrare nella proroga - stabiliti dalla legge 9/2007, e che sono stati praticamente confermati come è avvenuto negli ultimi anni - sono molto stringenti. Innanzitutto sono esclusi gli inquilini morosi, e già qui una grossa fetta di «potenziali interessati» viene estromessa.

Inoltre bisogna essere un nucleo familiare a basso reddito, fino a 21mila euro (nella legge 9/2007, il reddito imponibile era considerato "basso" se pari o inferiore a 27mila euro), avere al proprio interno figli a carico, ultra sessantacinquenni, malati terminali oppure portatori di handicap con invalidità almeno al 66% e che non disporre di un'altra abitazione nella stessa regione.

Bisogna poi essere residenti nei comuni capoluoghi di provincia, nei comuni limitrofi con oltre 10mila abitanti e nei comuni ad alta tensione abitativa di cui alla delibera Cipe del 13 novembre 2003 n. 87103.

Nel 2012 il numero di inquilini coinvolti dalla proroga (morosità escusa) era di circa 1.300 e nulla fa pensare che quest'anno ci si discosterà troppo da questa cifra. Anzi, l'abbassamento del reddito considerato "minimo" che l'anno scorso era ancora di 27mila euro e quest'anno è stato abbassato a 21mila euro amplia la categoria degli "esclusi".

Purtroppo questo intervento non argina la piaga degli sfratti per morosità, che sono circa il 90% degli sfratti totali.

Gli ultimi dati rilevati (anno 2010) parlavano di 65mila provvedimenti di sfratto, di cui 56mila per mancato pagamento del canone. Una cifra che dal 2007, quando i morosi sfrattati erano 33.500, al 2010 ha continuato drammaticamente a salire. Numerosi sono stati gli appelli al Governo per estendere la proroga anche ai cosiddetti «morosi incolpevoli», inquilini che hanno smesso di pagare l'affitto a causa di una riduzione di reddito per la perdita del lavoro, perché in cassa integrazione o per aver cessato l'attività autonoma. Una richiesta che però non è stata accolta.

E così la disposizione del milleproroghe oggi è finiti sotto il tiro incorciato dei movimenti per la casa, che annunciano manifestanti di piazza il 20 gennaio e del Sunia (sindacato inquilini) che bolla la proroga inserita nel decreto milleproroghe approvato ieri come «atto dovuto ma assolutamente insufficiente, oltre per l'esiguità dei tempi, anche perchè non tiene in nessun conto l'emergenza degli sfratti per morosità incolpevole».

La scelta del Cdm potrebbe non piacere al ministro delle Infrastrutture e dei trasporti, Maurizio Lupi, che rispondendo in merito a una richiesta di proroga avanzata pochi giorni fa dal presidente dell'Anci e sindaco di Torino Piero Fassino aveva risposto: «Riproporre la consueta proroga generalizzata degli sfratti come la soluzione del problema è in realtà una proroga del problema».

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