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Questo articolo è stato pubblicato il 30 dicembre 2013 alle ore 21:57.
L'ultima modifica è del 30 dicembre 2013 alle ore 21:59.

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Dovrà risarcire lo Stato per quasi 23 milioni di euro per danno erariale l'ex tesoriere della Margherita Luigi Lusi.

Lo ha stabilito la sezione giurisdizionale della Corte dei Conti del Lazio con una sentenza pubblicata oggi. L'ex senatore, 52 anni, é già sotto processo a Roma per appropriazione indebita per la gestione dei fondi dei Dl (Democrazia e Libertà-La Margherita).

Nel settembre 2012 erano stati disposti per lui gli arresti domiciliari nel Santuario della Madonna dei Bisognosi a Carsoli (L'Aquila), dopo che nel giugno dello stesso anno il Senato aveva dato l'autorizzazione al suo arresto. Dal maggio scorso è libero: il Tribunale di Roma ha ritenute cessate le esigenze cautelari.

La cifra esatta di 22.810.200 euro rappresenta quanto l'ex senatore avrebbe sottratto dal 2002, quando fu nominato tesoriere del partito. Lusi é stato citato in giudizio dalla Corte dei Conti «per illecita gestione, in qualità di tesoriere, dei fondi ricevuti dal partito politico «Democrazia è Libertà-La Margherita» - si legge nella sentenza - a titolo di rimborso per le spese elettorali dei partiti politici».

I guai per il tesoriere arrivarono nel 2012, quando la Banca d'Italia segnalò un'operazione ritenuta sospetta, relativa all' acquisto di un appartamento in via Monserrato, a Roma, a due passi da piazza Navona. Le indagini convinsero gli inquirenti che, ricorrendo anche a due società estere, la Ttt srl e la Paradiso, Lusi era riuscito a mettere le mani su circa 23 milioni di rimborsi elettorali, dirottandoli in Canada e poi facendoli rientrare in Italia con lo scudo fiscale. Denaro da impiegare in investimenti immobiliari a Roma, a Genzano, ai Castelli Romani, e in provincia dell'Aquila.

«La decisione della Corte dei Conti è in linea con quanto da mesi il nostro assistito afferma: quei soldi devono essere restituiti allo Stato e non alla Margherita - ha spiegato l'avvocato Renato Archidiacono, del collegio difensivo di Lusi -. Dal canto nostro abbiamo svolto sempre un ruolo di massima collaborazione con la Corte dei Conti, dicendoci da subito pronti alla restituzione di 16 milioni, perché sosteniamo che gli altri sei erano già stati versati come tasse. La sentenza in questo senso non riconosce la nostra posizione e quindi su questo siamo pronti a presentare appello».

Di diverso avviso il parere del legale della Margherita Titta Madia. «Ritengo che si sia creato un conflitto di giurisdizione con il Tribunale di Roma, che ha invece ritenuto i fondi della Margherita di natura privata e non pubblica - ha detto Madia -. Comunque la posizione di Lusi, alla luce di questa sentenza, potrebbe aggravarsi perché potrebbe rispondere del reato di peculato, molto più grave di quello di appropriazione indebita che oggi gli viene contestato».

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