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Questo articolo è stato pubblicato il 30 dicembre 2013 alle ore 10:47.

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Gli episodi tellurici di ieri, registrati sia in Campania che in Umbria, sono il risultato di «assestamenti« sulla dorsale Appenninica. Ma questo fa emergere ancor di più i ritardi accumulati negli anni, soprattutto in alcune regioni, nei piani abitativi anti-sismici. Basti pensare che la Campania non si é ancora dotata del cosiddetto «fascicolo di fabbricato« mentre ancora troppi ospedali ed edifici pubblici sono ubicati in aree ritenute a rischio.
A spiegarlo é stato, il presidente dell'Ordine dei geologi della Campania, Francesco Peduto che sostiene che «tocca a governo ed enti locali recuperare il tempo perduto e salvare il nostro territorio.

Il terremoto ha colpito zone già distrutte ad alto rischio sismico in passato da eventi: in particolare in Campania, il terremoto del 1980 quasi distrusse l'Irpinia, e in Umbria. Secondo Padre Martino Siciliani, direttore dell'osservatorio sismico A. Bina di Perugia che da anni segue gli episodi di terremoto verificatisi in Umbria, é certo che le scosse che hanno interessato Gubbio, diminuiranno di intensità ed il fenomeno piano piano si attenuerà. La faglia interessata é la stessa che ha provocato allarme nelle zona di Città di Castello e Pietralunga, con tanti microsismi che dimostrano sia affievolimento della intensità, che lo spostamento verso il confine collinare e montano Marche-Umbria dove non ci sono insiediamenti e dove l'energia si scarica.

Secondo i dati rilevati, dall'inizio di dicembre le scosse registrate dai sismografici e dalla rete regionale, con epicentro nell'eugubino sono state oltre sessanta con intensità superiore a due gradi. La più forte é stata quella di domenica 22 dicembre con magnitudo quattro. Solo 4 chiese appunto, in via precauzionale, sono state dichiarate inagibili.

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